Il Comune di Palermo stringe la morsa contro gli evasori, anche all’interno dei suoi uffici. Il piano di riequilibrio approvato a giugno dal Consiglio Comunale inizia ad esigere i primi conti da pagare, a cominciare dalla mancata riscossione dei tributi non corrisposti da parte dei lavoratori dell’Amministrazione. Chi sarà trovato inadempiente nel pagamento di tasse quali Tari (rifiuti), Imu (seconda casa), multe od altre imposte del genere, dovrà sanare quanto dovuto. In caso contrario, l’ufficio tributi di Palazzo delle Aquile utilizzerà la compensazione legale. Tradotto, le somme dovute saranno scalate dallo stipendio del dipendente inadempiente. Un processo che, se prima coinvolgeva soltanto il personale sotto il diretto controllo di Palazzo delle Aquile, adesso si estenderà anche ai lavoratori delle società Partecipate.
Si apre la stagione di salutari sacrifici
Durante la discussione in Consiglio Comunale sul piano di riequilibrio, il sindaco di Palermo aveva parlato di una “stagione di salutari sacrifici”. Insomma, bisogna stringere la cinghia per “finanziare” quanto previsto nel progetto di risanamento dei conti della città. In particolare, si dovrà limitare quella condizione di sovraccreditamento (impossibilità da parte del Comune di esigere tasse e tributi a sufficienza) che ha causato così tanti danni negli ultimi anni, rendendo necessario ricorrere ad un “sanguinoso” accordo con il Governo Nazionale: 180 milioni di euro a patto di mettere in campo una manovra fatta di aumenti e spending review che possa rimettere in asse il bilancio e le liquidità di Palazzo delle Aquile.
Controlli estesi ai dipendenti delle società Partecipate
Un piano avviato dalla precedente Amministrazione Comunale ma che è stato concretizzato fattivamente da quella attualmente guidata da Roberto Lagalla, attraverso una rimodulazione a cui ha lavorato in prima persona il vicesindaco Carolina Varchi. Tra le misure previste, figura anche il risanamento dei conti attraverso la riscossione dei tributi. Fatto che passa logicamente anche dalla ricerca di eventuali morosi fra le fila di Palazzo delle Aquile. Un processo che era già partito per gli uffici direttamente sotto il controllo del Comune, ma che ora si estenderà anche ai lavoratori delle società Partecipate (Amap, Rap, Sispi, Gesap, Reset, Amat e Amap). A tal proposito, sarà formato da Sispi una sorta di database con i dati anagrafici dei dipendenti, su cui sarà effettuato un controllo incrociato di eventuali pagamenti non riscossi.
Chi non pagherà avrà decurtato lo stipendio
A quel punto, dall’ufficio tributi partiranno gli avvisi per ottenere il pagamento di quanto dovuto. Laddove ciò non avvenisse, a quel punto il Comune si rivolgerà all’azienda presso cui il dipendente lavora, chiedendo di riscuotere la somma direttamente dallo stipendio. Ciò chiaramente attraverso il coinvolgimento dell’avvocatura comunale. Una manovra che il Comune punta ad attivare il prima possibile, in modo da potere mettere in pratica quanto scritto all’interno del piano di riequilibrio. Fatto che si affiancherà al prossimo sblocco della spesa, che già ha avuto un momento importante nell’approvazione del bilancio di previsione 23-25 e che si concretizzerà definitivamente con il rendiconto 2022, atto al momento commissariato dalla Regione e sulla quale Sala Martorana si dovrà esprimere a breve. Ad occuparsi della supervisione sul pagamento delle morosità sarà Sispi. Ciò attraverso un report mensile da sottoporre agli uffici. Un cambiamento che, come tutti i cambiamenti, non sarà facile da digerire. Ma, come detto dal sindaco, bisognerà fare dei salutari sacrifici per finanziare il piano di riequilibrio. E, con questa manovra, gli stessi sono appena iniziati.






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