Il futuro di Palermo dei prossimi dieci anni si decide da oggi in Consiglio Comunale. Il momento della verità per l’Amministrazione Lagalla è finalmente giunto. Arriva in aula il piano di riequilibrio redatto dal Vice sindaco Carolina Varchi. L’atto legato all’accordo con lo Stato arriva a Sala delle Lapidi. L’obiettivo è quello di rimettere in sesto i conti del Comune, cercando di limitare il più possibile gli aumenti sulle imposte per i cittadini palermitani. Un prezzo da pagare certamente ci sarà per avere da Roma i circa 180 milioni di euro promessi nell’accordo con lo Stato. Oneri limitati grazie ad alcuni finanziamenti giunti dal Governo nazionale, ma che certamente rimangono di una certa caratura.

Pace fatta fra Roberto Lagalla e Carolina Varchi

Il piano di riequilibrio dell’assessore Varchi si basa su quella che il ragioniere generale Bohuslav Basile ha definito in aula una “due diligence sui problemi dei conti della città di Palermo”, ovvero un’analisi preventiva delle criticità presenti fra le pieghe del bilancio comunale, anche se non si è in presenza di una trattativa di vendita (contesto nel quale la due dilegence viene di solito impiegata). Scansione delle entrate e delle uscite che ha permesso di identificare le priorità per l’Amministrazione comunale.

Un piano in 40 punti al quale si è lavorato a lungo e con grande impegno raccontato in aula dal sindaco Roberto Lagalla e dal vicesindaco Carolina Varchi, oggi uno a fianco dell’altro fra i banchi della Giunta. Un segnale chiaro di pacificazione dopo le polemiche della scorsa settimana sorte sul caso ‘Palermo Pride’. Scontro istituzionale che sembra superato. All’esponente di Fratelli d’Italia è pure scappato qualche sorriso, prima di prendere la parola ed illustrare tutti i meccanismi del piano di riequilibrio, che adesso sarà sottoposto all’attenzione del Consiglio Comunale. Termine ultimo per votare l’atto è quello imperativo del 30 giugno.

Il discorso del sindaco

Ad aprire i lavori d’aula è stato il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, che ha ribadito ancora una volta l’esigenza di procedere rapidamente verso l’approvazione dei documenti contabili fondamentali per Palazzo delle Aquile, bilancio di previsione e rendiconto su tutti. E’ toccato istituzionalmente al primo cittadino illustrare il lavoro del Vice sindaco “La città ha da tempo bisogno di ripristinare l’agibilità finanziaria e la possibilità di spesa, inibite da più anni per una sorta di corsa paradossale senza che il veloce Achille sia mai riuscito a raggiungere la tartaruga. La spesa è stata inibita per anni per le mancate approvazioni dei bilanci, in tempo utile per le finestre che autorizzavano la spesa. Le uniche attività a cui le precedenti Amministrazioni hanno potuto far ricorso sono state le spese obbligatorie e il ricorso al fondo di riserva”.

“Oggi ci troviamo di fronte a uno di quegli appuntamenti che scandisce la storia di questa vicenda che ci appartiene – ha sottolineato Lagalla -. Cioè quella che riguarda il nostro rapporto verticale e l’impegno che l’Amministrazione ha preso e prende con lo Stato. Dovremmo continuare a rendere orizzontale questo accordo, proseguendo sulla strada dell’approvazione del bilancio di previsione 23-25 del consuntivo 2022. Cosa che permetterà di liberare la spesa. Ha un senso fare spesa per sei mesi. Non lo ha farlo per pochi giorni. E’ la negazione di un’Amministrazione“.

“Stagione di salutari sacrifici”

Un piano di riequilibrio che si muove su un percorso differente rispetto a quello votato nella scorsa consiliatura. “Esistava una base di partenza. La precedente Amministrazione aveva ritenuto di seguire la stessa strada che abbiamo intrapreso noi, tentando di chiudere un accordo con lo Stato ma senza riuscirci. Questa nuova Amministrazione ha ritenuto di rivedere l’atto, visto che era basato su un sovraccarico fiscale per i cittadini che abbiamo diminuito ma che non è possibile eliminare del tutto. Nessuno di noi si sente vinto. Ma certamente dobbiamo ammettere che l’eredità che riceviamo ci costringe a una stagione di salutari sacrifici“.

Assunzioni elemento chiave del piano di riequilibrio

“La misura sulla quale si basa il piano di riequilibrio non è un esplosione dell’imposizione fiscale, che sarebbe ricaduta tutta e sempre sulla fascia dei noti paganti in questa città – ha proseguito il sindaco -, ma bensì parte da una revisione profonda di tutta la macchina comunale per reperire nel tempo maggiori entrate. E’ un motivo per il quale un’operazione del genere non poteva che partire dalla progressiva riorganizzazione della macchina comunale, avviata ad inizio anno. Ed ecco perchè il piano di riequilibrio non poteva che prevedere un capitolo diretto al personale. Solo attraverso una qualificazione e un reclutamento del personale, sia nei dirigenti che nel comparto, è possibile acquisire maggiore efficenza“.

Il focus sul piano di riequilibrio

“Abbiamo anche immaginato di ridurre il sacrificio richiesto ai cittadini – ha sottolineato Lagalla facendo riferimento sempre a quel piano di riequilibrio presentato nei giorni scorsi -. E’ nota l’avvenuta cancellazione della maggiorazione IRPEF del 2022, così come il contenimento dell’annualità 2023 che si ferma a 9 milioni di euro”. Chiave anche il passaggio sulle società Partecipate, in particolare sulla risoluzione della “transazione con la società liquidatrice AMIA, ma anche l’accordo intervenuto con AMAT, che ha evidentemente rimesso questa Partecipata in una condizione di maggiore stabilità“.

“Credo che noi dobbiamo guardare ad una crescente capacità di auto-finanziamento, attraverso la ricerca del partenariato pubblico-privato, di un ripensamento delle regole d’ingaggio delle società Partecipate, che possono divenire elemento di arricchimento per il Comune, leggasi Rap. Controllando inotre la spesa dall’alto, il Comune rientra in bonis o comunque non peggiorerà la situazione, dovendo dire solo grazie a se stesso. Alla capacità di programmazione e di proposta che da questa amministrazione emerge. Fondamentalmente meccanismo è quello di un incremento delle entrate che intercetti una platea sempre più ampia di contribuenti; una revisione di una fiscalità inopportuna, come quella del CUP, l’introduzione di alcune tasse secondarie (una di queste è quella sui diritti portuali); la revisione della tassa di soggiorno; una riduzione del 2% delle spese generali e una durata complessiva di dieci anni grazie all’applicazione di un algoritmo divenuto più favorevole per il Comune di Palermo”.

Varchi: “Società Partecipate dovranno affrontare spending review”

Un intervento, quello del primo cittadino, seguito da quello del vicesindaco Carolina Varchi. L’esponente di Fratelli d’Italia le specifiche tecniche dell’atto da lei redatto, sottolineando in particolare il ruolo che le società Partecipate del Comune avranno per il piano di riequilibrio. “Con la cabina di regia abbiamo potuto coinvolgere tutti i dirigenti che hanno rivisitato le vecchie misure. Tutto nel perimetro che la Corte dei Conti ci ha assegnato nei termini della rimodulazione. I pilastri di questo piano di riequilibrio sono le entrate e i tributi del Comune, nonchè le società Partecipate. Aziende quest’ultime che in passato si sono sottratte o hanno reso più difficile l’esercizio del controllo analogo. Questa consapevolezza ci ha spinto a volere un ufficio unico e che, in virtù di una misura presente nel piano di riequilibrio, parteciperà alla redazione dei nuovi contratti di servizio”.

“Anche in ottemperanza di un ordine del giorno approvato in Consiglio Comunale durante l’approvazione del bilancio di previsione, ci siamo adoperati sull’erosione del monte disallineamenti – ha evidenziato Carolina Varchi -. Alle società Partecipate sarà richiesta una spending review. Sarà richiesto di diminuire le cifre spese per incarichi di consulenza esterna; il fabbisogno di personale dovranno trovare corretta allocazione in atti che dovranno essere sottoposti preventivamente all’attenzione dell’Amministrazione. In una sola parola, le società Partecipate saranno chiamate a farsi affiancare in un percorso preventivo delle varie spese. Non ci saranno così spiacevoli sorprese ex post“.

Gli aumenti dell’Irpef

Un piano di riequilibrio, quello redatto dal vicesindaco di concerto con la cabina di regia comunale, che esige un prezzo da pagare per la città. Un conto salato ma decisamente ammorbito rispetto alle previsioni dell’atto varato dall’Amministrazione Orlando. A cominciare dall’addizionale Irpef, elemento centrale del documento della Varchi e che costituisce una delle maggiori entrate previste dall’Amministrazioni. Numeri già messi nero su bianco ed approvati proprio nel mese di maggio dal Consiglio Comunale. L’ammontare complessivo degli introiti arriva a 219,7 milioni di euro in dieci anni. Nel concreto, l’Amministrazione ha azzerato gli aumenti per i contribuenti nell’anno 2022, grazie ad alcune risorse giunte dal Governo Nazionale. Si registrano inoltre riduzioni anche sulle successive annualità. Gli aumenti per il 2023 sono scesi ad 8,7 milioni di euro, grazie ad un ulteriore contributo straordinario di 760.000 euro destinato dal Ministero dell’Interno; a 12,7 milioni per il 2024 e per il 2025; miglioramenti importanti per le annualità 2026 e 2027 che, grazie alla previsione di un fondo da 40 milioni di euro stanziato dal Governo Nazionale, sono state abbassate rispettivamente a 14,5 milioni per il 2026 e a 28,7 milioni per il 2027. Il salasso però resta per il successivo quinquennio, con un aumento medio di quasi 36 milioni di euro all’anno fino al 2031.

Imposta di soggiorno ed addizionale sui diritti portuali

Altra nota dolente riguarda l’imposta di soggiorno, ovvero il contributo richiesto a chi pernotta nelle strutture ricettive del capoluogo siciliano senza essere residente a Palermo. Una “tassa” che quindi riguarda i turisti e i gestori di hotel e b&b, dalla quale il Comune di Palermo conta di incassare un surplus complessivo di 20 milioni di euro in dieci anni. Maggiori entrate calcolate in 500.000 euro per il 2023, ma che si alzano a 2,4 milioni di euro all’anno fino al 2031. Risorse alle quali si sommerà l’istituzione di una addizionale sui diritti portuali. Capitolo d’entrata recentemente approvato dal Consiglio Comunale e che comporterà aumenti per 500.000 euro nel 2023 e di 750.000 euro all’anno dal 2024 fino al 2031. Altro capitolo riguarda la completa definizione dei procedimenti di condono edilizio giacenti. Una cifra che gli uffici hanno stimato “in un maggior recupero di somma annuali per oneri concessori e conguagli oblazione pari a circa 600.000 euro annui”, che a decorrere dal 2023 e sino a tutto il 2031, è pari a 5,4 milioni di euro in nove anni.

Partecipate nodo centrale del piano

Nucleo centrale della proposta di piano di riequilibrio redatto dal Vice sindaco riguarda inevitabilmente le società Partecipate del Comune di Palermo. Falangi dell’Amministrazione sulle quali in passato si sono registrati diversi disallineamenti, con un controllo analogo non sempre efficace. Fatto sollevato anche dal ragioniere generale Bohuslav Basile, che più volte aveva rappresentato agli organi comunali la necessità di cambiare strada. Un processo che non è più opzionale. Proprio dalle Partecipate dipende buona parte della riuscita del piano di riequilibrio. Come ha scritto lo stesso Basile nel parere contabile sull’atto, “le misure correttive inserite nel piano relativamente alle società Partecipate costituiscono il fulcro del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale e il loro pieno conseguimento costituisce specifico obiettivo“. E’ l’atto stesso a dettare alcuni termini temporali improrogabili. “A decorrere dal 1 gennaio 2025 tutte le società Partecipte dovranno essere dotate di nuovi ed aggiornati contratti di servizio effettivamente idonei a garantire l’equilibrio strutturale delle rispettive gestioni”.

Il potenziamento del personale

L’altro elemento chiave del piano di riequilibrio riguarda il potenziamento del personale comunale. Il dissesto funzionale di Palazzo delle Aquile è stato uno dei principali elementi di difficoltà non solo sul fronte dell’operatività degli uffici ma anche e soprattutto sul fronte della capacità di riscossione dell’ente, fiaccata a tal punto da contribuire a creare la famosa condizione di sovraccreditamento che sta alla base della necessità del piano di riequilibrio. Ed è proprio dal potenziamento ed efficientamento degli uffici preposti alla gestione delle entrate proprie che passa il futuro della città. Un processo già parzialmente avviato e volto ad incrementare le percentuali di riscossione in trasferimenti erariali straordinari e pluriennali, nonché in nuove entrate tributarie. Operazione che trova copertura finanziaria esclusivamente nelle economie derivate dal turnover del personale e che si realizzeranno a decorrere dal 2024, dunque senza alcun onere economico–finanziario a carico del bilancio comunale.

Il rilancio dei beni comunali

Un atto nel quale l’Amministrazione prevede lo stanziamento di una somma da 100 milioni di euro finalizzata ad interventi di manutenzione sugli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica. Fatto che punta al rilancio al patrimonio immobiliare comunale e a dare concreta al piano delle alineazioni recentemente varato da Palazzo delel Aquile. Fondi da ritenersi di “natura straordinaria poiché non ha precedenti nella storia del Comune di Palermo, rispetto al quale non è dato rinvenire nello schema di bilancio di previsione 2023/2025 già istruito la necessaria copertura finanziaria, sia essa ordinaria e/o straordinaria”.

Dimezzate le passività

Come sopra ricordato, nel documento economico-finanziario varato dalla Giunta Comunale, si parla di una riduzione delle passività dai 438 milioni di euro, previsti nella precedente delibera varato dall’Amministrazione Orlando, ai 202 milioni di euro attuali. Una cifra figlia della sommatoria di alcune voci negative. Fra queste, 85 milioni di euro sono ascrivibili al fondo rischi spese legali; 25,7 milioni derivano da debiti fuori bilancio; 18 milioni  dalla mancata approvazione Pef Tari 2021 e 72 milioni di disavanzo tendenziale 2021. Con riguardo ai debiti fuori bilancio, l’ammontare complessivo derivano da 12,9 milioni di euro da corrispondere per sentenze esecutive e 12,7 milioni per l’acquisizione di beni e servizi senza impegni di spesa. Una cifra per la quale l’Amministrazione Comunale ha già accantonato 20,2 milioni di euro, di cui 5 in sede di rendiconto 2021 e 15,2 nel bilancio di previsione 22-24. Rimarrebbero quindi fuori circa 5,5 milioni di euro, anche se il Consiglio Comunale ha finanziato e riconosciuto debiti per 6,3 milioni di euro, pareggiando la partita in questione. Un fenomeno che, avverte anche il ragioniere generale, va comunque diminuito in prospettiva.

Il saldo di cassa e i fondi nazionali

E, proprio la prospettiva, è un elemento chiave del piano di riequilibrio, visto che lo stesso è modificabile in base all’arrivo di ulteriori risorse dal Governo nazionale o da altre fonti di finanziamento. Fatto che si somma alle notizie positive che arrivano dal saldo di cassa, tornato positivo proprio quest’anno in virtù dell’arrivo degli stanziamenti che erano appunti rimasti bloccati a Roma, in seguito ai ritardi sull’approvazione dei documenti contabili e che avevano perfino portato alla nomina di un commissario regionale. Risorse sbloccate il 17 aprile 2023, con l’arrivo di una somma vicina ai 254 milioni di euro. Inoltre, il Ministero dell’Interno, scrive il ragioniere generale Bohuslav Basile nel parere favorevole emesso all’atto, “deve ancora al Comune di Palermo ulteriori 12,3 milioni di euro. Inoltre, il Ministero del Lavoro è insolitamente in ritardo rispetto all’erogazione del consueto trasferimento dovuto per la stabilizzazione del personale ex precario per un importo pari a 27,5 milioni di euro”. In favore del Comune di Palermo inoltre, “risulta già maturato il diritto al pagamento di ulteriori 39,8 milioni di euro, sicchè il saldo effettivo virtuale ascende ai 293,4 milioni di euro”.

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