Le ex Province tornano ancora a far parlare di loro. La politica ha riacceso in questi giorni il suo dibattito su due fronti. Il primo quello relativo al rinvio del voto per le elezioni da parte dell’Ars, con tanto di benservito al governo regionale che si è trovato addirittura “sotto” per una maggioranza ancora sfaldata. Il secondo è per la sentenza della Corte Costituzionale che sancisce l’illegittimità della legge Delrio, la numero 56/2014, dal titolo “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”.

Cuffaro: “Nuovo colpo alla democrazia”

“Rinviare ancora il rinnovo delle ex province – ha dichiarato Totò Cuffaro, commissario regionale della Dc nuova – è un nuovo colpo per la democrazia siciliana. Da giorni sostenevamo che c’erano alcuni partiti che avrebbero votato la proroga della scadenza e purtroppo così è avvenuto. Spiace ancora una volta vedere disattese le aspettative dei siciliani. L’abolizione delle ex Province da parte dell’allora governatore Crocetta, nata con grandi aspettative, si è rilevata una manovra poco riuscita, visto che i costi non sono diminuiti ed i disservizi sono aumentati. Basti pensare alle condizioni delle strade, ai servizi carenti nelle scuole”.

Si invocano le elezioni del primo grado

“Adesso occorre tornare all’elezione di primo grado nelle ex Province – aggiunge l’ex governatore siciliano – per ridare dignità alle istituzioni e responsabilizzare una nuova classe dirigente, vicina ai territori, che sappia rilanciare l’azione amministrativa e di sviluppo. Occorre avere rispetto per i siciliani e per le istituzioni ed è per questo che Democrazia cristiana nel suo programma inserirà l’elezione di primo grado per le ex Province. La Dd in Sicilia, impegnata nel dare voce ai territori per creare un programma condiviso, si sta preparando, inoltre, a partecipare al prossimo congresso nazionale del partito che, come deciso ieri al Consiglio Nazionale della DC, a cui ho partecipato, si terrà il 5 e 6 marzo 2022”.

Comitato “Pro Province”: “Soddisfazione e amarezza”

Il Comitato nazionale “Pro Province” invece si concentra sul pronunciamento della Corte costituzionale e non nasconde il “doppio umore”: “Leggiamo – afferma in una nota il presidente Salvatore Giuseppe Sangiorgi – con grande soddisfazione, ma nello stesso tempo con amarezza, la sentenza della Corte Costituzionale. Con la bocciatura, anche se con notevole ritardo, si archivia definitivamente un modo superficiale, irrispettoso, prepotente e volgare di legiferare, facendo consapevolmente e sistematicamente spregio dei principi costituzionali, delle leggi e dei trattati europei. Duole vedere che la sentenza arriva fuori tempo massimo, con tanti anni di ritardo, che non giustificano nonostante l’elenco delle motivazioni fornite l’operato Corte Costituzionale; un lungo periodo entro il quale abbiamo visto sull’argomento di tutto, tranne la presenza autorevole della politica, che si porta dietro la grande responsabilità di avere creato un grave disordine all’assetto istituzionale del Paese. Una riforma totalmente illegittima già sul nascere perché palesemente incostituzionale, realizzata da forze politiche massimaliste progressiste autodefinite impropriamente democratiche, riconducibile ad una certa area, che nel nome di tutti responsabili ma nessun responsabile, che hanno volutamente indebolito gli enti ed indirettamente per conseguenza depresso ulteriormente i territori”.

L’attacco all’ex governatore Crocetta

“Una riforma non riforma, – aggiunge la nota del comitato – che porta con sé anche la responsabilità di avere legittimato nell’illegittimità in nome dell’autonomia il governatore Crocetta ed una maggioranza a sostegno inqualificabile, che ha il grande merito di avere aggiunto confusione alla confusione con diverse leggi sconclusionate degne di un Presidente non Presidente, risultato totalmente inaffidabile, incapace e incompetente nel governare anche l’ordinario. Spetta alla politica, nel seguire le indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale contenute nella sentenza, ripristinare l’assetto istituzionale originale che i luminari padri costituenti avevano previsto ed indicato chiaramente nell’articolo 114 e nelle leggi di supporto, a cominciare dall’elezione diretta del Presidente e dei Consiglieri, quella investitura popolare e democratica che sancisce la responsabilità amministrativa, gestionale e contabile in capo agli eletti nei confronti degli elettori”.

 

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