Sono due gli arrestati originari di Palermo nell’ambito dell’operazione scattata ieri in terra pugliese su mafia e voto di scambio. Si tratta di Giuseppe Buscemi, 72 anni, e del figlio Salvatore, e con loro Antonio Stramaglia, 64 anni, rispettivamente moglie e madre dei due. La famiglia Buscemi torna agli altari della cronaca che li ha visti spesso accostati a presunti ambienti criminali. Giuseppe Buscemi però ha sempre voluto togliersi questa etichetta, sostenendo di essere un uomo lontano da certe logiche. Ora per il suo nome e quello del figlio tornano prepotentemente a galla.

L’operazione di ieri

I due sarebbero tra i 19 indagati per mafia, droga, estorsioni e voto di scambio in una operazione della Direzione distrettuale antimafia di Bari che coinvolge anche la città di Palermo. All’alba di ieri nelle provincie di Bari, Palermo e Taranto si è materializzata un’operazione congiunta dei carabinieri e della guardia di finanza. I capi di imputazione sono a vario titolo associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e scambio elettorale politico-mafioso.

Gli arresti tra Bari e Palermo

Il 41enne è stato arrestato a Bari mentre padre e madre a Palermo, dove erano tornati per una breve vacanza. Infatti tutti abitano oramai da lungo tempo a Valenzano, comune a qualche manciata di chilometri da Bari. Salvatore Buscemi sarebbe stato indicato addirittura al comando di un’organizzazione criminale mafiosa pugliese, ritenuto vicino al camorrista Ottavio Di Cillo e alla famiglia Parisi. Avrebbe coordinato le attività criminali nella zona di Valenzano, secondo l’accusa, dalla droga alle estorsioni. I genitori lo avrebbero in qualche modo supportato e spalleggiato.

I sospetti

Che la famiglia Buscemi fosse vicina a tali ambienti gli inquirenti ne ebbero i forti sospetti già nel 2008 quando uno dei figli del 72enne venne ucciso a colpi di pistola a Valenzano. Si trattava di Michele Buascemi, all’epoca 31enne, con precedenti per traffico di stupefacenti. Era addirittura imputato per un omicidio, quello di tale Stefano Camposeo, anche lui pregiudicato. La pista seguita dagli inquirenti fu quella di un regolamento di conti interno ad organizzazioni criminali.

Il ripudio della mafia

Giuseppe Buscemi però ha sempre voluto ripudiare questa etichetta di mafiosità. Lo fece quando proprio una sua iniziativa fece scalpore: nel 2016, nei giorni della festa patronale in onore di San Rocco, fece volare nel cielo addirittura una mongolfiera con la scritta “Famiglia Buscemi, Viva San Michele, Viva San Rocco”. Episodio che addirittura fu al centro di un’interrogazione parlamentare, si parlò di ostentazione della potenza mafiosa. Fu tutto smentito dallo stesso 72enne che ribadì sempre la sua lontananza dalla criminalità, che la mongolfiera la fece solo per ricordare il figlio morto, come lui stesso scrisse in una lettera aperta, “per una banale lite”.

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