In stato d’agitazione le 56 farmacie tra rurali, sussidiate e quelle urbane con fatturato ridotto della provincia di Palermo. Federfarma Palermo nel prossimo Consiglio direttivo deciderà quali azioni di lotta adottare per evitare la chiusura di queste attività fondamentali per le popolazioni dei piccoli centri, problema che colpisce anche le 322 farmacie rurali della Sicilia oltre che quelle dell’intero Paese.

Una conseguenza molto probabile, dopo la mancata approvazione, in commissione Bilancio della Camera, dell’emendamento alla Legge di bilancio che, con parere favorevole dei ministeri della Salute e dell’Economia, prevedeva uno sconto su quanto queste piccole farmacie devono rimborsare al Servizio sanitario nazionale in base ad un fatturato di riferimento.

Questo provvedimento, più volte promesso dal governo, compensava parzialmente quanto dovuto per legge dal 1996 e mai applicato a queste attività disagiate, cui spetta ogni due anni l’adeguamento Istat del fatturato di riferimento. E’ una decisione che mortifica il lavoro profondamente disagiato di tanti professionisti, che l’hanno interpretata come un vero e proprio schiaffo morale a una categoria che si sente sempre più abbandonata.

Il “sì”, infatti, sarebbe stato il segnale della presenza dello Stato e della sua volontà di mantenere questo servizio indispensabile per le comunità dei centri minori.

Ed invece il mancato “sì” rappresenta un’ulteriore mazzata, soprattutto per le piccole farmacie siciliane dopo la decisione della Regione, peraltro oggetto di contestazione, di includere nel calcolo del fatturato non solo le distinte contabili Ssn, ma anche le forniture relative all’assistenza integrativa.

“Ora basta, stanno esagerando – denuncia Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo-Utifarma – . E’ imbarazzante pensare che le istituzioni possano consentire tutto ciò. Nello spasmodico attacco condotto ogni giorno al sistema farmacia minandone le stesse fondamenta, trovando sponda sensibile presso parte del mondo politico, non ci si è fatto scrupolo di colpire persino le inermi farmacie rurali, spesso unico presidio dello Stato rimasto attivo nei piccoli centri. I titolari, sempre disponibili a rappresentare un punto di riferimento per le piccole comunità locali, Colleghi con la C maiuscola sempre in servizio permanente effettivo, giorno e notte, con estremo sacrificio personale, non si sono mai tirati indietro e, se sarà loro permesso, continueranno a farlo. Tutto questo senza mai un compenso o un riconoscimento, nonostante operino in un contesto economico certamente non florido”.

“Quanto accaduto – aggiunge Tobia – colpisce non solo i farmacisti rurali che ponevano in questo emendamento la speranza prima di mantenere in vita le loro attività, non più sostenibili a causa della crisi, ma anche le piccole comunità locali di riferimento. Tutto ciò non è degno di un Paese civile! E’ un fatto ignobile ed aberrante prima di tutto sotto il profilo umano”.

“Noi svolgiamo per conto dello Stato un servizio fondamentale perché sussidiario rispetto alla mancanza di altri servizi pubblici, senza alcun ritorno economico – incalza Salvatore Cassisi, delegato per le rurali di Federfarma Palermo – . Spesso siamo l’unico presidio pubblico rimasto e dobbiamo supplire alla inefficienza dello Stato che ha chiuso tutto un po’ ovunque, dalle caserme dei carabinieri agli uffici postali, e siamo sempre pronti anche a rispondere alle emergenze. Dunque non possiamo accettare o subire passivamente. Ci colpiscono e ci umiliano la mancanza di attenzione da parte del governo, che invece di supportarci ci tradisce e ci abbandona, e la superficialità con cui ci sono state fatte promesse in quanto ‘colonne portanti del servizio sanitario pubblico e garanti della presenza capillare dello Stato su tutto il territorio nazionale’. Siamo nuovamente vittime di un Paese che dovrebbe proteggerci e che ora ci costringe a chiudere battenti senza neanche un grazie. Ma venderemo cara la pelle”.

“Stiamo intervenendo sulle forze politiche – conclude Tobia – e attendiamo immediati segnali, volti a dimostrare la volontà di rimediare a questo torto, di fronte al quale l’intera categoria, non solo le rurali, ne sono certo, reagirà duramente”.