“Troppi pregiudizi sull’utilizzo dell’app di tracciamento dei contatti. Se affiancato alle misure di pronto isolamento dei casi, di distanziamento fisico e di diffusione dei test per ricercare i soggetti infetti asintomatici, il tracciamento può ridurre drasticamente il numero dei contagi da coronavirus”. Così il vicepresidente dell’Ordine dei medici di Palermo, Giovanni Merlino, intervenendo nel dibattito sull’applicazione scelta dal governo Conte come misura di contenimento del virus che sta coinvolgendo mass media, opinione pubblica e mondo scientifico.
Secondo Merlino “Le riserve degli italiani sull’utilizzo dell’app attengono soprattutto alla privacy in ordine al tracciamento dei loro spostamenti e dei rapporti interpersonali intrattenuti, mettendo così in discussione un’applicazione il cui utilizzo, pur essendo su base volontaria, è parte integrante di un protocollo di emergenza sanitaria che per essere davvero efficace ha bisogno che sia utilizzata dal maggior numero possibile di soggetti disponibili a scaricarla. Percentuale che si riduce drasticamente se sono a regime le altre misure di contenimento, come hanno ribadito gli esperti della Oxford University”.
L’Ordine dei medici ricorda che i dati dei singoli saranno criptati, conservati su server nazionali e cancellati entro il 31 dicembre 2020, e che l’app non ha l’obiettivo di geolocalizzare ma di tracciare e memorizzare gli identificativi dei cellulari con il quale il nostro smartphone è venuto in contatto ravvicinato. Questo è possibile solo se in entrambi i cellulari è presente l’applicazione.
Come sappiamo, prosegue il vicepresidente “queste app sfruttano la tecnologia Bluetooth, che non permette la geolocalizzazione, ma solo il collegamento con un altro dispositivo nel breve raggio di copertura di 9 metri. A prescindere dalla nostra scelta, se utilizzarla o meno, è bene sapere che la violazione della privacy può avvenire anche quando siamo collegati con gli auricolari o parliamo in vivavoce perché tale connessione avviene via Bluetooth”. “Non utilizzarla è un pregiudizio – ribadisce – visto che siamo costantemente geolocalizzati da Apple o da Google quando non disabilitiamo le tante applicazioni che utilizziamo e siamo puntualmente profilati ogni volta che navighiamo sul web, paghiamo con una carta di credito o adoperiamo una carta fedeltà”.
“L’impatto psicologico, sociale ed economico del lockdown è molto gravoso per i singoli e la collettività e non può durare oltre un certo periodo di tempo, ma la seconda ondata pandemica potrebbe essere potenzialmente più devastante della prima. Perché la ripartenza in questa seconda fase non faccia ripartire anche molti contagi, l’istituzione ordinistica ha l’obbligo etico di indicare alla popolazione la strada migliore per ripartire in condizioni di sicurezza e con senso di responsabilità individuale e collettiva”
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