Le dichiarazioni del deputato regionale ex Udc, passato recentemente alla Lega, Vincenzo Figuccia, sul “rimpastino” del governo regionale hanno innescato un fitto vespaio di polemiche. Il parlamentare del Carroccio è accusato di sessismo da più fronti politici dopo che la squadra di Musumeci è diventata, con l’ingresso di due assessori di sesso maschile, tutta al maschile. Secondo Figuccia si tratta di una “polemica del tutto sterile e pretestuosa sulla composizione del governo regionale e sulla presenza di donne nel Governo”.

Ma le parole che hanno fatto scoppiare il caso sono state ben altre. “Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie. E soprattutto come lo usano per il bene dei siciliani”. Frasi che hanno generato un grande polverone contro il deputato della Lega. Per qualcuno si è trattato di una “caduta di stile”. per qualcun altro di vere e proprie dichiarazioni maschiliste alle stesa stregua del “linguaggio scurrile del Bossi della prima ora”.

Sono le donne a tagliare corto contro il leghista ex Udc. In prima fila assessore e consigliere comunali della rete dei “Cento passi”, secondo cui “la parte peggiore di questa, eufemisticamente infelice, dichiarazione sta nel fatto che in Sicilia, purtroppo, il sesso con cui si nasce conta. E conta molto”. Le rappresentati della rete ricordano a Figuccia che “Conta quando si paga una donna meno di un uomo, quando si guardano le statistiche sull’occupazione, con il record europeo di disoccupazione femminile e quando si deve scegliere un incarico di vertice che, guarda caso, non vede mai una donna proposta”.

Di dichiarazioni “imbarazzanti, espressione del peggiore maschilismo, indegne di un rappresentante della più prestigiosa istituzione della Sicilia”, parlano gli esponenti di Sicilia Comune secondo cui Figuccia dovrebbe anche dimettersi considerando la concezione delle donne “un oltraggio alla dignità della persona e delle istituzioni.
Ridurre la differenza tra uomo e donna agli organi genitali è espressione di una cultura che umilia non solo le donne ma anche gli uomini”.

Dal leghista Figuccia un linguaggio volgare, non giustificabile per un rappresentante delle istituzioni democratiche. Me ne dispiaccio per lui. Certamente non sentivamo il bisogno di una metafora di così cattivo gusto. C’è da chiedersi se le tante donne che lo avranno votato sentano di avere il cervello al posto giusto. Nella Lega, Figuccia, da neofita si scopre Enea che anziché Anchise riprende sulle spalle quel Bossi del celodurismo. Non ricordo mai di aver sentito pronunciare volgarità al collega Figuccia che probabilmente nell’abbracciare la fede leghista ha mutuato il linguaggio scurrile del Bossi della prima ora”. Lo afferma Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all’Assemblea regionale siciliana.

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