Una inchiesta sui principali strumenti di sostegno alle imprese nel Mezzogiorno rivela che con i contratti di sviluppo si sono attivati investimenti e creata occupazione. Ma emerge un grave problema: le risorse a disposizione di Invitalia, che gestisce la misura, sono in via di esaurimento. Questo il cuore del Rapporto Sud de Il Sole 24 Ore oggi in edicola.

Con i contratti di sviluppo Invitalia sostiene gli investimenti di grandi dimensioni nel settore industriale, turistico e di tutela ambientale.

Molti i buoni risultati ottenuti, soprattutto nel Mezzogiorno, ma i fondi sono ormai ridotti al lumicino ed il futuro appare a tinte fosche.

Le risorse a disposizione per i contratti di sviluppo sono poche e gestire tutte le istanze provenienti dalle aziende è un grosso problema: come si legge nel rapporto, infatti, 64 domande non sono state avviate all’istruttoria per mancanza di fondi.

Sui 117 contratti firmati da Invitalia in 9 anni nel Meridione (investimenti per 4,1 miliardi con 2,1 di aiuti pubblici) solo 23 sono quelli conclusi.
Eppure si tratta di uno strumento, che – sebbene negli anni abbia subito diverse correzioni – è altamente efficace per venire in aiuto delle imprese.

In buona sostanza, le domande di contributi sono in attesa di rifinanziamento da parte di Governo e Regioni.
Si stima che gli aiuti concessi possano produrre 60mila posti di lavoro tra vecchi (licenziamenti evitati) e nuovi.
I 23 contratti andati a buon fine nel Meridione hanno portato a 946 milioni di investimenti, grazie a 457 milioni di aiuti concessi.

Ma le risorse ormai sono finite o quasi. Ammontano a circa 3 miliardi i fondi assegnati ai contratti di sviluppo per il Mezzogiorno nel periodo 2014-2020. Di questi i fondi statali sono circa 2,1 miliardi, mentre 900 milioni sono stati stanziati dalle Regioni da quando è stata introdotta la procedura ‘Fast Track’ che sul sito web di Invitalia viene definita come “la riduzione dei tempi necessari per ottenere le agevolazioni. Avvio del programma di sviluppo entro 6 mesi dalla determina, completamento del programma di investimenti entro 36 mesi”.

L’unica speranza è che arrivino nuovi fondi da Governo e Regioni per salvare le imprese.
Per Invitalia, la quantificazione di quelle che sarà possibile aiutare con ulteriori risorse, dipende da nuovi Accordi di programma quadro.

Tuttavia, sinora numerosi sono gli investimenti andati a buon fine in tutte le regioni meridionali,
Avio Aero, ad esempio, sta investendo a Napoli e a Brindisi per adottare nuovi impianti e sistemi 4.0.
Ma in alcuni casi le cose in Sicilia non sono andate bene, basti pensare al flop di Blutec che ha bloccato il rilancio di Termini Imerese. Diversamente, per fortuna, è accaduto alle pendici dell’Etna, dove crescono gli investimenti per avviare nuove produzioni di vino.

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