“Se l’Amat ancora oggi offre alla cittadinanza un servizio scadente non è colpa degli autisti, ma dell’incapacità dei vertici aziendali che portano avanti da mesi un’inaccettabile campagna contro i lavoratori”. Lo affermano Orazio La Corte e Carlo Cataldi, coordinatore regionale e responsabile aziendale Amat dei Cobas Tpl Lavoro Privato, che lanciano l’operazione verità sulle inefficienze del trasporto urbano e la gestione della società di via Roccazzo.
Autisti fuori mansione, flop dei nuovi turni, bus insufficienti (anche nel perimetro della Ztl), taglio delle corse nelle linee 100, 101, 104, 106, 109, 118, 231, 243, 307, 309, 422, 513 e nella linea 1 del tram (adesso con 6 convogli anziché 8), eccessivo numero di permessi sindacali: ecco le principali “palle al piede” dell’Amat. “Considerando il ridicolo numero di vetture che circolano giornalmente – spiegano La Corte e Cataldi – gli autisti a disposizione sono sufficienti. Anzi, ce ne potrebbero essere di più. Il combinato disposto tra il recente taglio delle corse in vigore dal primo gennaio 2017 e l’orario di lavoro su due turni da 7 ore e 50 minuti (voluto dall’azienda con l’avallo degli altri sindacati), anziché da 6 ore e 30 minuti come previsto dal Contratto nazionale di lavoro, sottrae alla guida circa 100 autisti, tra vetture in meno e giorni di riposo in più. Un’altra decina di autisti, inoltre, vengono inspiegabilmente destinati a mansioni diverse, che potrebbero svolgere gli inidonei definitivi e temporanei. Ciò dimostra che il problema non è il ricorso alla legge 104 o alle assenze per malattia, legittime se certificate, ma lo scarso numero di mezzi a disposizione dell’Amat”.
“Al tempo stesso – aggiungono La Corte e Cataldi – da organizzazione dei lavoratori responsabile, siamo convinti che i permessi sindacali vadano drasticamente ridotti”. In base ad un accordo aziendale sottoscritto nel 1995, cinque organizzazioni possono beneficiare di 630 giorni di permessi sindacali all’anno. Si tratta di Cgil, Cisl, Uil, Cisal e Ugl, che gravano sui conti dell’Amat per quasi 500mila euro. I Cobas invece usufruiscono di 240 giorni all’anno, in linea con lo statuto dei lavoratori (legge n.300 del 1970). “È inaccettabile che un’azienda coi conti in rosso continui a mantenere questi privilegi – concludono La Corte e Cataldi –. Forse il Cda dell’Amat e il socio unico Comune hanno bisogno del consociativismo di certi sindacati per nascondere la realtà? È arrivato il momento di dire basta: le preziose risorse economiche destinate all’Amat non possono foraggiare questo sistema, ma devono servire a dare alla città un servizio efficiente. Servizio che con l’introduzione della Ztl è invece peggiorato”.
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