Retromarcia su tutta la linea. La frase con cui commentava il video degli arresti della guardia di finanza non era rivolta alle forze dell’ordine.

“Quella frase non era rivolta alle forze di polizia”. Lo dice l’avvocato Riccardo Bellotta dopo che il suo assistito, Francesco Gelfo, è passato dagli arresti domiciliari al carcere Pagliarelli per aver scritto su TikTok e Facebook un eloquente (questo sì): «me l’avete sucata . Sono a casa”.

A chi si stesse rivolgendo il legale non lo dice, ma per il gip Walter Turturici non ci sono pochi dubbi che si tratti di dileggio e in ogni caso ha violato la prescrizione di non comunicare con terzi.

Non appena era stato preso nella sua casa allo Zen 2 in uno dei tanti casermoni del quartiere alla periferia il giovane lo aveva ripetuto ai finanzieri. “No assolutamente non era rivolto a voi il messaggio”, e allora a chi?, avevano replicato i militari. Silenzio.

Gelfo arrestato nell’operazione Africo

Gelfo, 31 anni, era stato arrestato martedì mattina dal Gico della guardia di finanza nell’operazione antidroga Africo – coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Bruno Bucoli e Alfredo Gagliardi -, contro lo spaccio di sostanze stupefacenti tra il quartiere Zen 2 e Carini, che aveva portato all’arresto di nove persone (sei in carcere e tre ai domiciliari), delle quali otto colte in flagrante, mentre altre 17 sono indagate a piede libero. Gelfo che vanta parentele importanti – suo cognato è Giuseppe Cusimano, adesso detenuto, ritenuto il boss dello Zen – era uno dei tre a non essere finito dietro le sbarre ma solo fino a venerdì.

La frase incriminata sui social

Nel frattempo aveva dato libero sfogo ai suoi pensieri sui social. Nel video, della durata di 25 secondi, alla frase incriminata, che è suonata come un guanto di sfida alle istituzioni, cui sono seguiti due emoticon due faccine divertite, ne aveva aggiunta un’altra: «La galera è di passaggio, sempre a testa alta». In sottofondo, una delle colonne sonore più gettonate in certi ambienti, «Rispetto e libertà » di Nello Amato, inneggiante alla libertà per chi è stato arrestato.
Subito dopo erano piovuti like e commenti al post tra chi lo esaltava, chi gli chiedeva l’amicizia su Facebook e chi inveiva contro le forze dell’ordine.
Ora, a voler fare l’esegesi dei commenti, prevalgono i messaggi di festa e di orgoglio per il carcere scampato per un pelo ma la derisione alle forze dell’ordine è parsa evidente.
Anche per questo motivo, il gip, su istanza della Procura, dopo l’informativa delle fiamme gialle, ha disposto l’aggravamento della misura cautelare applicando quella della custodia in carcere.

L’ordinanza del gip Walter Turturici

Nell’ordinanza si rileva come il messaggio poteva essere inteso come un mezzo per «riaffermare la propria caratura criminale » nonostante fosse agli arresti domiciliari. E ciò è avvenuto “con modalità certamente rivelatrici di non comune arroganza e proterva iattanza tipiche di soggetti che hanno elevato la dedizione al delitto a sistema di vita».

In un altro passaggio dell’ordinanza, a confermare la necessità dell’aggravamento della misura, si legge che Gelfo «ha manifestato concretamente di essere assolutamente privo di effettive capacità di auto-contenimento delle proprie inconsulte pulsioni alla realizzazione di condotte gravemente oltraggiose nei confronti dell’autorità». Una condotta che viene ritenuta «smaccatamente trasgressiva” e perfettamente in linea col suo personaggio e il suo spessore criminale.

Il giovane sfuggito ad un agguato tre anni fa

Gelfo nel giugno di tre anni fa era pure sfuggito ad un agguato rimanendo ferito di striscio da uno dei quattro colpi di pistola che gli avevano sparato contro, mentre nel marzo dello scorso anno era stato indicato come uno dei destinatari della droga importata da Gerardo Romano, coinvolto nell’operazione Chorus sui carichi provenienti dalla Spagna. Anche secondo le carte dell’inchiesta Africo per i giudici sarebbe uno dei «grossisti dell’hashish”.

Arrestati operazione Africo non rispondono al giudice

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Gelfo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Come lui hanno fatto Antonio Lo Franco e Khemais Lausgi, inteso il Turco, anche loro difesi dall’avvocato Riccardo Bellotta che lascia intendere che quel TikTok potrebbe aver avuto altri destinatari.

Di certo non si può dire che dal video di Gelfo siano stati presi brandelli di frasi, spezzoni, o che le sue argomentazioni siano state piegate per strumentalizzazioni, distorcendone il senso, in un’operazione che somiglia molto al modo in cui oggi si confezionano le fake news. Questo non si può dire.

Articoli correlati