“Verità e giustizia per Kitim Cessay”, il gambiano 25enne accoltellato e investito il 5 marzo, nel mercato storico di Ballarò a Palermo, e morto il 20 marzo, dopo un ricovero all’ospedale Policlinico.

La comunità Gambiana parla di razzismo

A chiederlo le associazioni gambiane. “Kitim era residente a Palermo dal 2016, dove ha costruito relazioni e la sua famiglia: aveva una moglie e un figlioletto – dicono le associazioni e ai familiari – quello che è successo vicino a Porta Sant’Agata non è stato un incidente stradale, ma un atto di violenza con arma da taglio e un successivo tentativo di travolgerlo con l’auto”.

Una manifestazione martedì 26

Domani, martedì 26 marzo alle 16, a piazza Sant’Agata, è prevista una manifestazione. “Rompiamo il silenzio intorno alla morte di Kitim per rivendicare – afferma l’associazione gambiana di Palermo, insieme al Movimento Right2B, Ragazzi Baye Fall Palermo Aps, Giocherenda e Maldusa – che la verità su quello che è successo esca; che la polizia assicuri che le indagini sono in corso, che le riprese delle telecamera, che con certezza sappiamo essere presenti sul luogo, tra cui una telecamera a 360 , siano state acquisite, e che i risultati dell’autopsia vengono comunicati tempestivamente ai familiari”.

Era la sua città

“Kitim è morto nella sua città, in un contesto e periodo scandito da diversi episodi di violenza razzista. Le persone marginalizzate, e soprattutto quelle vittime di razzismo, subiscono abusi e violenza fisica e verbale, diciamo basta – proseguono le associazioni – alla violenza e al razzismo. Non si possono ignorare i problemi vissuti da tante persone nei quartieri popolari di Palermo, fra cui Ballarò, ormai marcati da una totale mancanza di servizi statali”.

Consigliere Mariangela Di Gangi

Il giovane gambiano di 24 anni nei giorni scorsi si era presentato al pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo con una coltellata presa all’altezza del torace. Dopo un periodo di ricovero al Policlinico è morto.

“Domani sarò presente alla manifestazione promossa da un gruppo di associazioni, tra cui quella dei giovani gambiani, che si terrà in Piazza Sant’Agata, alle ore 16.
Sarò presente perché raccolgo e condivido l’invito a tenere alta l’attenzione affinché si faccia piena chiarezza su quanto accaduto, facendo mio il loro invito alla partecipazione della città tutta, per fugare insieme ogni possibilità che su questa vicenda cali un pericoloso silenzio.

Kitim Cessay, alla cui famiglia voglio far arrivare la mia vicinanza, è un cittadino gambiano residente a Palermo dal 2016, accoltellato e investito due settimane fa nella nostra città e morto il 20 marzo scorso.

Un accadimento dai contorni molto inquietanti, su cui la comunità gambiana a Palermo non si dovrà sentire sola”.

Lo dichiara la consigliera comunale Mariangela Di Gangi.

Albanese Pd, fare verità

“La violenza che ha accompagnato la morte di questo giovane ragazzo, non ci può lasciare ancora una volta indifferenti. Non possiamo ignorare le difficoltà che derivano dalla marginalizzazione e dalla violenza razzista alimentata dalle politiche migratorie. Kitim non è figlio di un dio minore e la sua comunità, la sua famiglia, meritano di conoscere la verità sulla sua morte. Verità che servirebbe ad accendere i riflettori sulle strade sempre meno sicure di Palermo, sulle vite che si consumano stanche all’interno dei nostri quartieri popolari, nell’abbandono evidente di una politica che preferisce girarsi da un’altra parte piuttosto che rispondere alle proprie responsabilità. Verità e giustizia, chimere in una società ormai in frantumi”.

E’ quanto dichiara Mari Albanese, componente dell’assemblea nazionale del PD e responsabile del dipartimento regionale “Antimafia” del PD Sicilia, a proposito delle circostanze, ancora poco chiare, sul decesso del ventiquattrenne gambiano Ktim Ceesay,adottato dalla comunità del popolare quartiere Ballarò di Palermo. “Perchè vivere e morire da invisibili, a Palermo come in tutta Italia è possibile. Succede – aggiunge – a tante ragazze e a tanti ragazzi nel frastuono assordante dell’indifferenza. Vite appese al filo del disagio, dove il baratro dell’assenza delle istituzioni, dello Stato – conclude – impone una riflessione sulla sicurezza delle periferie, sul concetto vero di inclusione sociale”.

Inchiesta per omicidio

La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio disponendo il sequestro delle cartelle cliniche e della salma che è stata trasferita all’Istituto di medicina legale per l’autopsia. Il giovane è arrivato a Palermo dall’Africa ormai diversi anni fa conviveva con una donna dalla quale aveva avuto un figlio. Il 5 marzo scorso il giovane è andato in ospedale per una brutta ferita, inferta con un’arma da taglio. I medici si sono presi cura di lui e hanno segnalato il fatto alla polizia che è intervenuta al pronto soccorso per ricostruire i contorni della vicenda. Il giovane non avrebbe detto nulla agli investigatori. Tra le ipotesi una possibile lite finita nel sangue a Ballarò.