Emergono nuovi particolari riguardo all’operazione “Game Over II” della polizia di Stato scattata all’alba di oggi a Palermo contro il fenomeno delle scommesse on line illegali sull’asse Sicilia-Malta. Ad essere stati resi noti i nomi degli indagati. A finire in carcere Rosario Calascibetta, 47 anni di Palermo, Giacomo Dolce, 45 anni di Castelvetrano, Salvatore Cinà, 50 anni di Palermo, Antonino Fanara, 36 anni di Torretta e Guglielmo Ficarra, 62 anni di Palermo. Ai domiciliari vanno invece Sergio Moltisanti, 50 anni di Ragusa e Angelo Repoli, 45 anni di Sant’Agata di Militello. Per altri cinque palermitani è scattato il divieto di dimora: si tratta di G.C. (inteso Toni), 62 anni, V.L., 33 anni, D.L.B., 42 anni, L.M., 40 anni, e D.D.B., 40 anni, tutti di Palermo
L’operazione
Gli agenti sono stati impegnati nelle province di Palermo, Ragusa, Messina, Agrigento e Trapani per dare esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip di Palermo, su richiesta della Dda, nei confronti di 12 soggetti indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere semplice, illecite scommesse on line e intestazione fittizia di beni. Secondo le indagini, i presunti componenti dell’organizzazione raccoglievano illecitamente sul territorio nazionale, anche per via telematica, scommesse di vario genere su siti internet appartenenti a società maltesi prive di concessioni in Italia da parte dei Monopoli di Stato. Per cinque indagati c’è l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione di cosa nostra.
I rampanti di Cosa nostra
In primo piano, secondo le indagini della squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti, ci sono due rampanti di Cosa nostra: da una parte Antonino Fanara, boss di Passo di Rigano, il clan degli Inzerillo, di recente condannato a 11 anni e 4 mesi; dall’altro, Guglielmo Ficarra, della Noce. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dei sostituti Vincenzo Amico e Giovanni Antoci, le scommesse venivano gestite attraverso società maltesi, prive della concessione dei Monopoli di Stato. All’interno delle agenzie ufficiali c’erano dei terminali per scaricare le scommesse all’estero nei circuiti illegali.
Ruperti: “Nuove frontiere di guadagno”
“Emerge lo spaccato di natura imprenditoriale da parte della criminalità organizzata con la ricerca di nuove frontiere di guadagno e nuovi adepti da parte di cosa nostra. Il gioco on line è anche un modo per controllare il territorio facendo business”. Lo ha detto il capo della squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti nel corso della conferenza stampa alla caserma Lungaro sull’operazione Game Over II che ha portato a sette arresti. “Ci sono delle persone dalle capacità imprenditoriali nei contatti e la capacità di procurarsi le password per accedere a servizi on line vietati nel nostro territorio – ha aggiunto Ruperti – Serve anche la diffusione capillare dei marchi nelle varie agenzie e il controllo per fare tornare questi soldi ai proprietari delle skin-password, cioè coloro che hanno le attività anche a Malta, dove la legislazione in materia è differente dalla nostra”.
La mafia inserita nel business
“La gestione delle scommesse on line è molto proficua dal punto di vista criminale perché sono scommesse illecite attraverso utilizzo di piattaforme estere, in questa indagine si tratta di Malta. Cosa nostra, con due famiglie importanti quella della Noce e quella di Passo di Rigano, si è inserita in questo business, organizzato da altri che portava profitto alle famiglie mafiose e utilizzando la forza di intimidazione data da cosa nostra”. Lo ha detto il questore di Palermo Leopoldo Laricchia nel corso della conferenza stampa sull’operazione Game Over II. “Riteniamo ci sia stato un giro di affari da 14 milioni al mese, tra tutte le agenzie di cui il 15% rimaneva agli organizzatori e un 45% che resta alle agenzie per pagare le scommesse – ha aggiunto il questore – Naturalmente venivano anche pagati gli agenti che andavano a fare queste operazioni che avvenivano con pagamento in contanti. I proventi consentivano da un lato il riciclaggio di altre entrate illecite, dall’altro gli organizzatori comprato altri beni: abbiamo anche sequestrato un’azienda agricola”.
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