• Il sindacato Cobas Codir chiede “La diffusione gratuita dei tamponi”
  • Questo servirà a “Eliminare penalizzazioni di tipo economico”
  • In modo da “Mettere tutti nelle condizioni di rispettare regole senza limitazioni”

L’entrata in vigore del Green Pass obbligatorio da esibire nei luoghi di lavoro, fissata per il 15 ottobre, si avvicina sempre più. Il sindacato Cobas Codir chiede interventi per evitare “qualsiasi tipo di discriminazione nei luoghi di lavoro soprattutto se legato allo stato di salute dei lavoratori”.

La preoccupazione del sindacato si materializza nell’”applicazione di una norma che incide fortemente e in maniera ‘spietata” sul potere dei lavoratori che prestano servizio presso tutte le strutture regionali”.

La richiesta

Cobas Codir suggerisce che l’imposizione della certificazione debba essere accompagnata da delle misure che mettano il lavoratore in grado di svolgere la propria attività senza subire discriminazioni su proprio stato di salute. “Per consentire ciò – si legge – occorrerebbe prevedere la diffusione gratuita dei tamponi eliminando penalizzazioni di tipo economico per i lavoratori e mettendo tutti in condizione di rispettare le regole senza limitazioni sulla libertà personale, seguendo l’esempio di quanto già previsto per altre categorie di lavoratori”.

La nota della sigla sindacale

Si legge nella lettera “Ci troviamo a ormai poche ore dall’entrata in vigore della normativa che regolamenta l’obbligo del green pass. L’obbligo di green pass è una scelta che spetta alle autorità politiche e scientifiche, ma ci sono delle conseguenze che non possono essere ignorate e sulle quali sentiamo il forte bisogno di fare sentire la nostra voce”.

Massima adesione alla campagna vaccinale

La lettera del Cobas Codir continua: “Sia chiaro, la scrivente Organizzazione Sindacale ha auspicato, sin dall’inizio di questo ultimo biennio che ha costretto il mondo intero a cambiare il normale corso di vita, la massima adesione alla campagna vaccinale ma – allo stesso tempo – non può non intervenire quando l’applicazione di una norma incida fortemente e in maniera ‘spietata’ sul potere d’acquisto dei lavoratori (regionali, società partecipate, precariato) che prestano servizio presso tutte le Strutture Regionali”.

Il sindacato non ha competenze né ruoli in campo scientifico e sanitario ma ha un compito ben preciso: quello di evitare qualsiasi tipo di discriminazione nei luoghi di lavoro soprattutto se legato allo stato di salute dei lavoratori. Ebbene, fermo restando che fare o non fare il vaccino è una libera scelta, nel rispetto del dettame della nostra Costituzione, e il governo nazionale non ha ritenuto ci fossero le condizioni per sospendere tale libertà, l’imposizione del green pass per accedere nei luoghi di lavoro non può essere trasformata in un obbligo mascherato che penalizzerebbe coloro che non sono nelle condizioni di potere sostenere il costo dei tamponi a pagamento per avere accesso sul luogo di lavoro.

“Non si può pagare per andare a lavorare!”

“A nostro avviso l’imposizione della certificazione deve essere accompagnata da una serie di misure che mettano qualsiasi lavoratore in grado di svolgere serenamente la propria attività per non subire discriminazioni sulla base del proprio stato di salute. Per consentire ciò occorrerebbe prevedere la diffusione gratuita dei tamponi eliminando penalizzazioni di tipo economico per i lavoratori e mettendo tutti in condizione di rispettare le regole senza limitazioni sulla libertà personale, seguendo l’esempio di quanto già previsto per altre categorie di lavoratori”.

“Stabilire regole chiare”

“A nostro avviso sarebbe necessario, attraverso il confronto con le parti sociali, stabilire anche regole chiare e valide per tutti gli uffici sulle modalità di controllo della certificazione e sulle possibili conseguenze in merito a salario e mansioni dei lavoratori. Incertezze su questo terreno aprirebbero, infatti, il campo a una rischiosa discrezionalità da parte dei datori di lavoro che potrebbe facilmente sfociare in inaccettabili comportamenti discriminatori tra un luogo di lavoro e l’altro”.

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