Dopo il caro carburanti e la nuova crisi energetica dettata anche dalla guerra in Ucraina, si accende il dibattito sulla dipendenza dell’Italia dal gas russo.

Il monito di Draghi

“Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato”. Lo ha detto oggi il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nell’informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina. Il premier si è detto “pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario” sottolineando poi “è necessario”.

“Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020 – a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future. Il Governo monitora in modo costante i flussi di gas, in stretto coordinamento con le istituzioni europee. Abbiamo riunito diverse volte il Comitato di emergenza gas, per regolamentare e analizzare i dati operativi e gli scenari possibili”.

Ambientalisti, “NO a nuove trivellazioni in Sicilia”

Il Forum siciliano Acqua e i Beni Comuni intanto chiede alla Regione ed alle forze politiche di dire NO a nuove trivellazioni nell’Isola:La maggior parte del territorio siciliano in terra e in mare  secondo il MiTE, Ministero per la transizione ecologica, è idoneo alla ricerca di idrocarburi e gas. Il Ministro Cingolani ha infatti approvato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI) ignorando totalmente le importanti obiezioni al Piano mosse dalla Commissione Tecnica Specialistica sulla valutazione ambientale strategica (VAS) che la Regione Siciliana aveva trasmesso. Anche un bambino comprende che è delirante definire il Piano “per la transizione energetica sostenibile” visto che promuove la ricerca di fonti fossili”.

“Basta a visione coloniale”

“Il Governo – aggiungono – anziché rilanciare, con forza le energie rinnovabili, che consentirebbero in appena tre anni di arrivare all’autonomia energetica,  di affrancarci dalla dipendenza di petrolio e gas e di rispettare gli accordi sul clima, (che così verrebbero irrimediabilmente violati), preferisce restare in balia degli equilibri geopolitici che sulle fonti fossili costruiscono scenari di guerra e destabilizzazione economica.

Un piano che rivela una visione neocoloniale della Sicilia, ancora una volta terra di conquista, che non tiene in alcuna considerazione il rischio idrogeologico di un territorio fragile, quello sismico, l’inquinamento delle falde acquifere, la tutela del paesaggio e dei beni culturali, la valorizzare della vocazione turistica ed agricola che deve integrarsi ad un nuovo modello sostenibile ancorato all’economia circolare. Tutto viene mortificato dalla mancanza di visione di futuro. Il Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua e i Beni Comuni rivolge al Governo regionale ed a tutte le forze politiche all’ARS un appello ad impugnare in tutte le sedi deputate il PiTESAI, sia in sede amministrativa davanti al Tar Lazio, sia sollevando conflitto d’attribuzione davanti alla Corte Costituzionale perché la materia è regionale; l’obiettivo sia salvaguardare l’ambiente, restituire ai territori ed agli enti locali la possibilità di produrre energie rinnovabili a costi accessibili ed in equilibrio con la necessità inderogabile di ridurre le emissioni climalteranti”.

 

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