La storia di una comunità di pescatori, una Macondo del mare che cresce e diventa una cittadina industriale per essere poi ingoiata e distrutta dal progresso lasciando soltanto brandelli di memoria ferita. E’ questo il racconto, dal titolo “I cunti del mare, storie di pescatori siciliani”, di e con Alessio Di Modica, che andrà in scena sabato 3 agosto 2019 alle ore 19,30 al geosito Arco Azzurro.
Le storie orali rappresentano il più grande patrimonio immateriale culturale del nostro paese. Uomini di un altra epoca vivevano un rapporto simbiotico con il mare, con i suoi colori, con il susseguirsi delle stagioni, con i suoi cicli inseguendo i pesci, imparando a leggere il loro silenzio e i loro spostamenti. Oggi la loro lenta ed enorme fatica, le tecniche artigianali della pesca, tutti quei segreti del mestiere che si tramandavano con pazienza di generazione in generazione, sono inutilizzabili ma da lì veniamo e di quel duro lavoro siamo i figli. Il cambio epocale che stiamo vivendo non ha permesso a molte di queste storie di essere trasmesse, molte sono andate perdute, ma alcune sono state salvate. Con questo lavoro il cuntista Alessio Di Modica, attraverso l’arte affabulatoria del cunto siciliano, recupera e rende contemporanee il patrimonio orale dei pescatori della costa est della Sicilia.
Per anni il narratore ha ascoltato le loro storie, le loro leggende, i loro vissuti più profondi, i loro segreti e ha vissuto attraverso la memoria la scomparsa del loro mestiere e del loro mare che era ricco, grande e pieno di pesci tanto ricco che “Mancu un diu grecu so puteva permettere”, troppo diverso da quello di ora. Le parole di questo racconto sono onde che si increspano, s’alzano e si infrangono. Il Cunto con il suo suono, il suo ritmo e il suo respiro richiama il suono del mare e consegna alla memoria un mondo che non c’è più e i cui ultimi testimoni sono sempre di meno.
Dalla prefazione del libro “Il sogno di zio Ciano” edito dalla casa editrice Libridine: “la lingua che vi è espressa attraverso le voci dei personaggi è materia che racchiude e disvela un mondo, il mondo di una marineria, che possedeva una ricchezza e una dignità culturale pur nella povertà e semplicità dei regimi esistenziali. Il mare scorre nelle vene di questa lingua come nella vita dei suoi parlanti, che in quelle acque davanti al porto hanno imparato a vivere e respirare come i pesci. Nelle storie degli ultimi pescatori di questo borgo non si raccontano soltanto i sogni e i bisogni di tutta una comunità ma si descrive anche la geografia reale e simbolica dentro la quale si dibatte la precaria esistenza di chi è abituato da sempre a parlare con i pesci e con essi ha stretto un patto di alleanza, ha inventato un linguaggio condiviso. Alessio Di Modica con il racconto destinato a diventare spettacolo, performance teatrale, cunto popolare, recital musicale, raccoglie le voci degli ultimi pescatori di Augusta e ne restituisce immagini, parole, sonorità, ritmi, accenti. Nel rimpianto della bellezza oltraggiata e perduta l’autore coltiva con noi la segreta speranza di salvare dal naufragio la memoria, l’unico bene comune su cui progettare un possibile riscatto umano e culturale.”
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