Quando si dice Florio, si pensa subito a Ignazio tombeur des femmes come pochi e a donna Franca icona del fascino e della bellezza femminile. Si dimentica però, e tanti lo ignorano, che quella dei Florio è stata una dinastia imprenditoriale assai influente nella vita economica, prima ancora che sociale, della Sicilia e di Palermo.
All’avventura dei Florio in Sicilia è dedicato il romanzo “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci pubblicato da Editrice Nord. Giunto nelle librerie pochi mesi fa, “I leoni di Sicilia” ha già ottenuto un boom di vendite raro nell’editoria: si moltiplicano le ristampe e le traduzioni in altre lingue, si progettano già adattamenti televisivi e forse cinematografici.
Se si accetta la battuta (non elegante), Stefania Auci, scrittrice trapanese palermitana d’adozione con alle spalle altre prove narrative, ancora benedice il terremoto che colpì la Calabria alla fine del ‘700 inducendo i Florio, commercianti di spezie e droghe, ad emigrare da Bagnara Calabra a Palermo. Ed è proprio il terremoto, di cui si sente l’eco della drammaticità e del panico, ad aprire il romanzo.
A sbarcare a Palermo, allora, furono i fratelli Paolo e Ignazio: in loro quella che è la dote tipica dell’imprenditore – il coraggio del rischio – si accompagnava a una condizione economica ancora modesta seppure dignitosa. In poco tempo, come si racconta ne “I leoni di Sicilia”, Paolo e Ignazio Florio, e dopo Vincenzo figlio di Paolo, riuscirono a conquistare i mercati siciliani in tanti poli nevralgici dell’economia: da quello dello zolfo all’industria del tonno, dal settore vinicolo alla navigazione e al trasporto.
Come già osservato (il libro ha già ricevuto un mare di recensioni), in questa romanzata storia dei Florio vi è anche un’attenzione particolare verso le donne: i loro profili psicologici sono disegnati con accortezza e con sfumature che ne mettono in risalto lo spessore. D’altra parte, “I leoni di Sicilia” è un romanzo storico che se, da un lato, ricostruisce gli avvenimenti politici, gli eventi e le vicende economiche del tempo con meticolosità e scrupolo, dall’altro non trascura la rappresentazione dei personaggi indagando sulla loro interiorità.
E probabilmente è proprio lo zelo nella ricerca storica unito al rilievo umano dei protagonisti che spiegano il successo di “I leoni di Sicilia”, oltre, naturalmente, la capacità di scrittura di Stefania Auci (il suo è uno stile allo stesso tempo piano e brillante) e l’attrazione legata all’escalation dei Florio. Già, l’escalation dei Florio, la loro “arranchipata” sociale frutto di non comune talento, la grinta che li anima nel farsi strada anche contro i pregiudizi di un’aristocrazia, quella palermitana, autoreferenziale e chiusa nei suoi privilegi, che ne accetta malvolentieri il successo (per tanti e per tanto tempo i Florio saranno sempre solo dei “mercanti di spezie”).
“I leoni di Sicilia” abbraccia la storia dei Florio nell’’800, ma la Auci è gia all’opera per scrivere il secondo volume che segue la saga della famiglia nel ‘900. Quando entreranno in campo i ben più noti Ignazio e Vincenzo junior e l’avvenente Franca, e quando la fortuna della famiglia conoscerà esiti alterni, sino a scemare.
Al punto da far scrivere allo storico Orazio Cancilia che quella dei Florio assomiglia alla sorte di altre famiglie di immigrati “ che iniziarono in maniche di camicia e, nel corso di tre generazioni, si ritrovarono in maniche di camicia “.
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