Il TAR di Palermo scongiura la chiusura di un bar all’interno di un ospedale di Palermo. La sig.ra G.R. è titolare di un bar-caffetteria all’interno di un noto ospedale palermitano, una attività avviata nel 1987 con regolare autorizzazione rilasciata dal Questore di Palermo, previa l’acquisizione di tutti i pareri necessari anche di tipo igienico-sanitario. La titolare del bar, ha presentato una SCIA per la classificazione sanitaria dei rischi collegati alle diverse attività già autorizzate precedenza.

Tuttavia, il Comune di Palermo, sulla base di alcuni rilievi formali sollevati dall’ASP di Palermo, nel giugno 2020 ha ritenuto di dover avviare il procedimento di revoca dell’autorizzazione dell’attività. Rispetto all’iniziativa del Comune la ditta ha presentato le proprie difese contestando l’assenza dei presupposti per disporre la revoca di una autorizzazione ultra trentennale. Senza tenere conto delle difese della titolare del bar, il Comune di Palermo nel mese di settembre ha revocato l’autorizzazione in questione.

Con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Vincenzo Airo’, la titolare del bar ha fatto ricorso al Tar per chiederne l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia con provvedimento urgente. In particolare gli avvocati Rubino e Airo’ hanno sostenuto l’illegittimità dell’operato del Comune poiché oltre a non sussistere nessuna irregolarità sostanziale dopo oltre un trentennio, l’autorizzazione del bar non poteva essere revocata o annullata.

Il Tar ha disposto in via d’urgenza la sospensione del provvedimento di revoca dell’autorizzazione rilevando che “Considerato che si dispone col provvedimento impugnato la chiusura di un bar-caffetteria, in attività sin dal 1987 rispetto a cui non è stato mai in precedenza mosso alcun rilievo sul piano igienico-sanitario, né di altra natura, può intanto accogliersi la domanda di inibitoria monocratica”. Per effetto della sentenza, il bar potrà rimanere aperto al pubblico fino alla trattazione della domanda cautelare in sede collegiale.