La mafia che opprime l’imprenditore e lo rimprovera di non aver aiutato i carcerati. Scena tutt’altro che di altri tempi ma che ancora oggi è una realtà a Palermo. E si è materializzata proprio in quest’ultimo periodo, con la famiglia di Rocca Mezzomonreale a pretendere il sostegno. E’ una delle fasi ricostruite dall’indagine che ha portato tre giorni fa all’operazione antimafia sul mandamento di Pagliarelli con 7 misure cautelari.

Stupore e sdegno del boss

Protagonista di questa vicenda Gioacchino Badagliacca, uno dei 7 colpiti dalle misure cautelari. Nel corso delle intercettazioni se ne evince una in cui si conferma l’assoggettamento dell’imprenditore ai voleri della mafia della zona. Si tratta del titolare di un’azienda di sementi che era totalmente piegato al volere della cosca. In passato aveva pagato, poi dovette chiudere i rubinetti. Lo fece nel momento in cui fu ucciso il fratello. Ed a Badagliacca ricorda di aver sempre aiutato la famiglia, cosa che gli viene riconosciuta. Lo stesso esponente della famiglia però non nasconde lo “sdegno” e lo “stupore” per questa mancanza da parte dell’imprenditore.

Le spiegazioni

Badagliacca sostiene che l’imprenditore avrebbe mancato di rispetto, omettendo di contribuire economicamente al sostentamento della famiglia mafiosa durante il suo periodo di carcerazione. Tale mancanza era stata quindi fatta oggetto di contestazione da parte dello stesso affiliato. Non appena uscito dal carcere Badagliacca è andato dritto a chiedere spiegazioni. L’omicidio del fratello aveva indotto l’imprenditore a non elargire più soldi. Lo stesso Badagliacca sostiene che effettivamente sino a poco prima del delitto aveva regolarmente pagato.

L’intercettazione

“…Quando sono uscito dal carcere io ho avuto il discorso… Abbiamo avuto un male trattamento, l’ho mandato a chiamare che mi ha detto dice: ‘Io purtroppo… gli avevano ammazzato, ‘fresco’ a suo fratello, dice: ‘purtroppo io non, non ho potuto fare più il mio dovere per i problemi che ho avuto”.

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