Il mandamento mafioso di Pagliarelli estremamente fedele ai principi di Cosa nostra. Nessun pentimento, assoluta compattezza, mai uno sgarro o qualche furbata. E’ lo spaccato che emerge dall’operazione antimafia scattata all’alba di ieri che ha smantellato la famiglia di Rocca Mezzomonreale. Una frazione di Palermo che però si è rivelata addirittura “strategica” per Cosa nostra nell’intera provincia Palermitana. Ieri sono state 7 le misure cautelari scattate su input del Gip del tribunale di Palermo. Nella rete finiti Pietro, Gioacchino e Angelo Badagliacca, Marco Zappulla e Pasquale Saitta. Ai domiciliari sono andati Michele Saitta e Antonino Anello.

La ricostituzione della “commissione provinciale”

L’analisi fatta dal Gip Lirio Conti parte dalla morte di Totò Riina e dalla ricostituzione di una rinnovata “Commissione Provinciale“. Secondo la ricostruzione delle indagini l’associazione aveva individuato nel suo nuovo capo Settimo Mineo, oggi in carcere. E il suo successore fu, secondo il Gip, Giuseppe Calvaruso, “in supplenza dell’anziano capo mandamento, l’ergastolano Antonino Rotolo”.

Una continuità

C’è quindi una certa continuità nei vertici della cosca, in grado di rinnovarsi agevolmente nonostante i duri colpi subiti dalle varie operazioni antimafia. E questa continuità ha un suo valore sempre secondo il giudice per le indagini preliminari. “Tale ininterrotta continuità assume una peculiare rilevanza… Poiché testimonia la profonda compattezza della consorteria, particolarmente  accentuata, presso la famiglia della Rocca”. Una peculiarità “non riscontrata in altri contesti mafiosi cittadini e provinciali”.

Breccia ovunque ma non a Rocca Mezzomonreale

In buona sostanza la Procura ha notato che in ogni operazione antimafia ci sono stati sempre i “pentiti”. Chi ha vacillato e vuotato il sacco. Ma una regola che non vale dalle parti di Rocca Mezzomonreale. “Altrove, ancora nel recente passato, le conflittualità interne . spiega il Gip – sono degenerate spesso in scontri talvolta addirittura culminati con la commissione di fatti omicidiari. Il mandamento di Pagliarelli si è sempre caratterizzato per il condiviso e fermo attaccamento degli affiliati alle tradizionali regole di Cosa Nostra”. A riprova di ciò il fatto che si riscontri una “rarità di collaborazioni con la giustizia maturate fra i propri associati”.

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