A incastrarlo fu un tema della figlia che raccontò  a compagni di classe e professori il suo difficile rapporto con il padre-padrone. Un quarantenne violento che picchiava la madre e la teneva a casa segregata e che impediva a lei, appena adolescente, di uscire con gli amici e di usare i social.

L’uomo fu accusato di maltrattamenti e condannato. Oggi la corte d’appello di Palermo gli ha dato due anni e sei mesi.

La storia è accaduta a Partinico, paese del Palermitano. In un tema la ragazzina scriveva: “Se c’è amore, non c’è violenza. Se penso questo è  perchè ci sono passata, anche se non sono stata io a subire le violenze di mio padre, ma mia madre. Nessuno può capire il suo dolore, delle mie sorelle di mio fratello e soprattutto di mia madre, nessuno!  Io non perdonerò mai mio padre perchè è senza cuore e ci ha fatto soffrire”.

Un richiesta di aiuto e ascolto recepita dai professori che contattarono la famiglia: mentre la madre tentò di ridimensionare le accuse, la nonna, che era l’unica a prendersi cura della ragazzina e dei fratelli, dopo un’iniziale difficoltà ammise le violenze. Sentita dai magistrati alla presenza degli  psicologi, la studentessa confermò quanto raccontato nel tema e venne ritenuta credibile.