• Il presidente della Regione Nello Musumeci sotto accusa dai sindacati
  • Gli incendi devastano per la mancanza di opere di prevenzione in provincia di Palermo e in tutta la Sicilia secondo la Flai-Cgil
  • Per il sindacato serve una riforma seria, opere di riforestazione, assunzioni di giovani che prendano il posto dei forestali over 60

Palermo si sveglia sotto una spruzzata di cenere che giunge dalle vicine montagne di Piana degli Albanesi, Altofonte, Monreale e San Giuseppe Jato. Il vento di scirocco porta sul Capoluogo quel che resta di alberi e piante distrutte dall’incendio, l’ennesimo, che colpisce la provincia in questi giorni caratterizzati da caldo rovente. Mentre le operazioni di spegnimento dell’incendio boschivo, che dalla serata d’ieri sta interessando un’area compresa tra Piana degli Albanesi ed Altofonte continuano, numerose squadre sono al lavoro per contrastare i numerosi fronti di fiamma alimentati dal forte vento e dalle alte temperature. Dall’alba in azione due Canadair. Ma l’accusa dei sindacati viene mossa nei confronti del governo Musumeci, “immobile”, secondo la Flai-Cgil nella lotta agli incendi, nella prevenzione e nella lotta ai mutamenti climatici.

Giunta regionale responsabile secondo la Cgil

È Tonino Russo,  segretario generale della Flai Cgil Sicilia, che attacca, senza usare mezzi termini, la giunta Musumeci, che reputa responsabile della devastazione causata dall’incendio che imperversa in queste ore a Portella della Ginestra e delle altre decine d’incendi che si sono sviluppati nel corso delle ultime settimane. Secondo il sindacalista, che stamani ha fatto una ricognizione sul luogo del disastro, mancano gli operai che avrebbero dovuto occuparsi delle opere di prevenzione ed evitare tragedie simili a quella avvenuta in queste ore. “Mancano all’appello 10 mila operai licenziati e i 78isti che non hanno lavorato per mancanza dei fondi”.

Fondi per la prevenzione, una chimera

I fondi ci sono, ma solo sulla carta, secondo Russo, poichè “sono stati inseriti in fondi Poc, non sono ancora disponibili. Si tratta di 64 milioni per completare il servizio antincendio e una parte, 40 milioni circa per la prevenzione, sono finiti. La prevenzione è partita solo a giugno con una piccola parte di lavoratori, la rimanente parte è stata assunta solo a giugno dopo la variazione di bilancio”. Un grave ritardo secondo Tonino Russo, visto che a giugno le opere di prevenzione dal rischio incendi sarebbero dovute essere già state completate.

Montagne devastate senza opere di prevenzione

Ma ogni anno è sempre la stessa tiritera e le parole si sprecano, come però non si sprecano i fatti concreti. “I lavoratori ci dicono che non ci sono viali parafuoco e le opere di prevenzione non sono state completate – aggiunge Russo -. La dimostrazione è che un incendio come quello di Portella, che parte da un’area privata colma di rifiuti, può arrivare a devastare intere montagne, come monte  Kumeta, Carpinento, Strasatto, la Pizzuta e dura da giorni e notti. Il motivo? Perché non ci sono opere di prevenzione”.

Quest’anno la situazione è ancora più grave

“Perché i soldi nel concreto non ci sono. La stabilizzazione del personale forestale è solo una promessa ad oggi e intanto i boschi bruciano”. Secondo Russo è necessario, inoltre, svecchiare le  squadre antincendio e dare vita a una riforma per aprire ai giovani. “I lavoratori stanno dando l’anima nonostante siano ultra 50enni e ultra 60enni che lavorano con mezzi inefficienti”.

I droni per il contrasto dei roghi estivi

“Non viene mai arrestato nessun criminale che incendia i boschi, non sappiamo se i droni vengono utilizzati – aggiunge Russo -. La Cgil ha chiesto al ministero che si istituisca una commissione d’inchiesta sugli incendi in Sicilia ma intanto chiediamo al governo regionale di prendere in mano la situazione e che si faccia una riforma seria per investire davvero sull’ambiente, un’opera di tutela che parta gennaio”. Ma non solo, Russo auspica anche un piano di riforestazione della Sicilia.