Enorme incendio nella notte all’interno di un residence nel centro di Palermo, a fuoco auto, moto e biciclette e danneggiato anche parte del prospetto dell’immobile. Ancora tutta da decifrare la causa del rogo, indaga la polizia. Ma sono stati attimi di grande panico anche per la violenza delle fiamme sprigionate da questo incendio che ha coinvolto diversi mezzi. Al momento non si esclude né il corto circuito, né tantomeno il raid doloso.

Dove è successo

L’incendio si è verificato nel residence di via don Orione, dove insistono un numero cospicuo di appartamenti, zona che fa parte del quartiere Libertà. Ad andare distrutti, del tutto o quasi, ben 5 auto, un motociclo e due biciclette. Ancora i vigili del fuoco stanno cercando di capire l’origine delle fiamme e le cause scatenanti. Il gran numero di veicoli coinvolti ha provocato altissime lingue di fuoco tanto da aver danneggiato il prospetto di uno degli immobili del residence al primo piano. Due le squadre dei vigili del fuoco che hanno operato. Il loro intervento tempestivo ha evitato danni peggiori. Con loro anche diverse pattuglie della polizia.

Altro incendio giorni fa al Cnr

Poco meno di una settimana fa un alto incendio ha tenuto in apprensione Palermo, come accaduto nel residence. E’ divampato nei laboratori del Cnr, il centro nazionale di ricerca in via Ugo La Malfa. Sono state impegnate diverse squadre dei vigili del fuoco che hanno spento le fiamme pare che possano essere state provocate, secondo una prima verifica, da alcune batterie al litio.

In fiamme le batterie al litio

Ad andare in fiamme in un locale, pare utilizzato all’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, sono state una decina di batteria a ioni di litio con una potenza di 1,3 chilowatt ora. L’incendio non ha provocato nessun danno alla struttura del locale, solo molto fumo. Le squadre dei vigili del fuoco con ausilio di autorespiratori, sono entrate nell’edificio facendo uscire tutto il fumo presente all’interno. Sono intervenuti anche gli specialisti dell’Nbcr. Le batterie che si sono liquefatte servono per alimentare sonde sottomarine per osservazione terremoti.

foto Patrizia Morero

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