Sono iniziate le perizie irripetibili da parte dei tecnici della Procura di Palermo sui supporti informatici e telefonici sequestrati agli indagati coinvolti nell’inchiesta sulla corruzione in Sicilia.
Gli indagati
Le operazioni avrebbero avuto inizio nei giorni scorsi e dall’esame gli inquirenti contano di accumulare altri riscontri per fortificare il castello accusatorio contro le 18 persone tirate in ballo, tra cui pezzi da Novanta della politica siciliana come l’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, il capogruppo all’Ars della Dc, Carmelo Pace, il parlamentare nazionale di Noi Moderati, Saverio Romano o manager della sanità, come il direttore generale dell’Asp di Siracusa, Alessandro Caltagirone.
L’attesa per la decisione del gip di Palermo
I magistrati, per 17 di questi ha chiesto l’emissione delle misure cautelari e si attende la decisione del gip del Tribunale di Palermo che ha già interrogato gli indagati. L’unico a non rischiare è Vito Fazzino, bed manager dell’Asp di Siracusa (difeso dagli avvocati Alessandro Cotzia del foro di Siracusa e Vincenzo Fiore del foro di Termini Imerese) per cui i pm hanno chiesto la revoca di richiesta di applicazione di qualunque misura cautelare.
L’indagato faceva parte della Commissione in seno all’Asp di Siracusa per decretare l’impresa che avrebbe vinto l’appalto del servizio di ausiliarato. Secondo la tesi dell’accusa il pressing del direttore generale dell’Asp di Siracusa, Alessandro Caltagirone, su input dell’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, avrebbe consentito ad un’impresa, la Dussman di ottenere il servizio.
La richiesta delle chat di Romano
Nei giorni scorsi, la Procura di Palermo ha richiesto alla Camera dei Deputati l’autorizzazione ad acquisire le chat del cellulare del deputato Saverio Romano. Si tratta di una “copia forense” delle conversazioni con vari co-indagati, tra cui Salvatore Cuffaro. Romano stesso aveva chiesto che le sue chat fossero messe a disposizione dei magistrati per dimostrare la propria estraneità alle accuse.
Perché chiedono le chat
Le chat sono richieste come prova documentale: secondo la Procura, potrebbero contenere conversazioni utili a ricostruire i contatti tra indagati, eventuali accordi, indicazioni su appalti o concorsi, e quindi aiutare a chiarire se ci sono stati reati o corresponsabilità.
Dissequestro del denaro di Cuffaro
Frattanto il Tribunale del riesame di Palermo ha annullato il provvedimento con il quale la Procura aveva disposto il sequestro del denaro rinvenuto nell’abitazione di Salvatore Cuffaro nel corso della perquisizione.






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