Terrore in una scuola del centro di Palermo. Un insegnante di sostegno di 48 anni si sarebbe chiusa dentro uno dei bagni dell’istituto con un alunno disabile di 9 anni. Sarebbero stati li dentro per 5 minuti, poi sono intervenuti i poliziotti della squadra mobile ed i sanitari del 118 che hanno soccorso il bambino trovato in uno stato di semi incoscienza ed al momento ricoverato al reparto di neuropsichiatria dell’ospedale Di Cristina.
Il sospetto – sarebbe confermato dopo i primi approfondimenti medici – è che l’alunno sia stato costretto ad assumere un farmaco, probabilmente un tranquillante, dall’insegnante.
Condizioni in miglioramento
La buona notizia è che le condizioni del bimbo sono in miglioramento.
Da settimane si parlava di comportamenti “Strani”
Alcuni bambini della scuola avevano raccontato di alcuni comportamenti “strani da parte di un insegnante”. Mai, però, questi comportamenti sarebbero affiorati davanti ad altri docenti o di adulti”.
Venerdì l’allarme
L’allarme, però, è scattato venerdì scorso, 20 ottobre, quando la docente di sostegno, come riferito da alcuni genitori, ha accompagnato il bambino in uno dei bagni della scuola (che non viene indicata per non rendere identificabile la vittima, ndr) e si sarebbe chiusa dentro con lui. Qualcuno si è accorto della scena e ha immediatamente contattato la dirigente scolastica e a seguire il 112. Poco dopo l’insegnante si sarebbe convinta ad aprire la porta e a fare uscire il giovane alunno, poi affidato ai sanitari del 118 con un’ambulanza senza medico.
La situazione però è apparsa subito molto delicata e per questo è stato chiesto l’intervento di un’altra ambulanza con il medico a bordo. Il bambino, trovato in stato di semi-incoscienza, è stato subito soccorso e portato al Di Cristina dove i genitori hanno spiegato che il figlio non era sottoposto ad alcuna terapia farmacologica. In un momento successivo sono intervenute alcune pattuglie della squadra mobile che hanno ascoltato i testimoni e la dirigente scolastica.
La testimonianza e la preoccupazione delle altre mamme
“Avevamo mandato una Pec a inizio della scorsa settimana – spiega la mamma di un altro studente – con poche righe per segnalare gli atteggiamenti dell’insegnante che consideravamo sospetti. I nostri figli ci avevano riferito anche di alcuni schiaffi che lei avrebbe dato al bambino disabile. E tutti raccontavano il fatto allo stesso modo, mimando anche il gesto del ceffone”. Il giorno stesso, cioè venerdì scorso, la preside è stata ascoltata dagli investigatori, rimasti fino a tarda sera nell’istituto scolastico, ma a tutela della sua comunità ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda, spiegando solo che “abbiamo attivato tutte le procedure previste dai protocolli” e, come rimarca, sarebbe stata anche inviata una relazione per ricostruire i fatti all’Ufficio scolastico regionale. Sulla scorta degli elementi acquisiti in prima istanza, la dirigente scolastica ha già disposto la sospensione temporanea della docente di sostegno.
“Ci auguriamo che la scuola, nel caso la polizia trovasse riscontri sulla dinamica, agisca di conseguenza ed eventualmente si costituisca parte civile in un eventuale procedimento penale”, dice una mamma ancora un po’ scossa per quanto successo. Secondo una prima ricostruzione, la docente sarebbe stata assunta di ruolo non molto tempo fa, ma in un altro istituto dello stesso quartiere, dove però non avrebbe mai insegnato. La donna infatti avrebbe chiesto e ottenuto il trasferimento in altre scuole, dove però non sarebbe mai rimasta fino alla fine dell’anno scolastico. Sembra inoltre che la maestra di 48 anni non sia mai stata al centro di alcuna visita collegiale. “Se l’avessero fatto, magari avrebbero valutato l’ipotesi di spostarla in altri uffici o, per esempio in biblioteca”, concluda un’altra mamma.
La polizia avvia le indagini
Gli investigatori della squadra mobile hanno avviato le indagini per chiarire l’episodio in attesa che la Procura decida se adottare dei provvedimenti o meno nei suoi confronti dell’insegnante. “Stiamo seguendo con attenzione la vicenda – spiega il direttore generale dell’Usr, Giuseppe Pierro – e, dopo le indagini della polizia, valuteremo se estendere il procedimento nei suoi confronti”.
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