La cura “fai da te” poteva essere fatale per effetto di una grave intossicazione da farmaci. Al Policlinico di Palermo è stata salvata la vita a un paziente che per curare la psoriasi ha assunto una dose massiccia di methotrexate. Parliamo di un farmaco chemioterapico, senza alcuna prescrizione medica e dunque con modalità di approvvigionamento del medicinale non regolamentari. Solo l’immediata formulazione della diagnosi e lo sforzo congiunto dei medici hanno permesso la risoluzione del complesso caso clinico. Ad essersi manifestata una gravissima tossicità midollare e renale.

Alta mortalità

“L’intossicazione da methotrexate – ha spiegato il responsabile di Medicina interna Antonino Tuttolomondo – è una condizione gravata da alta mortalità. Questo perché causa un danno multiorgano che è in grado di terminare impedendo la replicazione del Dna ed Rna all’interno della cellula. L’effetto tossico si esprime maggiormente nelle linee cellulari ad alto turnover di replicazione. Come l’apparato tegumentario e mucose, apparato gastrointestinale e midollo osseo con possibili gravi ed estese lesioni cutanee, diarrea, vomito e gravi citopenie. Con conseguente rischio di emorragie e gravi infezioni da germi opportunisti. Il paziente, assumendo arbitrariamente una dose incongrua del farmaco, ha sviluppato in poco tempo tutti i sintomi esponendosi al rischio di vita”.

Un’eccessiva assunzione

L’indicazione del methotrexate prevede l’assunzione di una fiala a settimana. Il paziente invece ne ha assunto una al giorno per una settimana. L’immediata diagnosi, con riconoscimento del carattere d’urgenza, ha fatto scattare una corsa contro il tempo. La stretta collaborazione tra la Medicina interna con Stroke Care e l’unità di Farmacia ha permesso di reperire già nelle ore notturne, al momento del ricovero, le quantità cospicue di acido folico. Un farmaco indicato per ridurre la tossicità e contrastare gli effetti di un sovradosaggio, da somministrare subito al paziente. Nel frattempo, le analisi eseguite nei laboratori dell’azienda “Villa Sofia-Cervello” hanno verificato i livelli elevati di methotrexate. Così è stato possibile rintracciare un antidoto di recente sperimentazione, il Glucarpidase, non presente nella regione Sicilia.

L’antidoto arrivato via aereo

L’antidoto è arrivato a Palermo tramite trasporto aereo in accordo con la prefettura per permetterne la somministrazione entro le 24 ore dall’invio. Condizione questa “sine qua non” per preservare l’efficacia del farmaco. “La collaborazione tra tutti i soggetti – continua Tuttolomondo – ha permesso il progressivo miglioramento delle condizioni cliniche del paziente. In atto non è più in pericolo di vita pur presentando gravi danni verosimilmente permanenti. Il paziente ha recuperato il danno midollare ma ha un’insufficienza renale per la quale si sottopone a dialisi. Il caso descritto è una testimonianza di eccellenza nella gestione di quadri clinici che richiedono interventi di coordinazione e collaborazione multidisciplinare. Nonché di gestione di urgenze complesse da un punto di vista assistenziale e amministrativo di questa azienda”.

L’esposto dei medici

L’azienda ha presentato una denuncia ai carabinieri sull’approvvigionamento non regolamentare del farmaco da parte del paziente. Il commissario dell’Azienda ospedaliera universitaria Maurizio Montalbano commenta: “Questo complesso caso clinico è emblematico dei rischi connessi al sostituirsi al giudizio medico con cure ‘fai da te’. L’automedicazione può aumentare la probabilità che il farmaco venga usato in dosi che ne modifichino sicurezza ed efficacia con la conseguenza di compromettere il proprio stato di salute. In conclusione quindi, meglio evitare l’automedicazione, in particolare quando si tratta, come in questo caso, di farmaci ad elevata tossicità. Resta comunque da chiarire come il paziente abbia potuto reperire in maniera autonoma il farmaco antineoplastico”. A collaborare alle operazioni il centro antiveleni di Pavia.

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