L’emergenza Covid19 segna un deciso dietrofront per quanto riguarda la “fuga dei cervelli“. Tanta sarebbe la voglia di tornare a casa e nelle proprie terre di origine da parte di migliaia di giovani meridionali che sono stati costretti a emigrare per trovare un posto di lavoro consono ai propri studi e alle proprie aspirazioni. Quella a cui si starebbe assistendo in questi mesi caratterizzati da una grande emergenza sanitaria, sarebbe un’inversione di tendenza. Ne è convinto Saverio Romano, presidente dell’Osservatorio Mezzogiorno dell’Eurispes.

Romano, in particolare, vuole dare una buona notizia per il Paese e per il Mezzogiorno invitando a creare adesso le occasioni per fare in modo che questo desiderio si possa tradurre in sviluppo concreto.  La “fuga dei cervelli” non fa altro che produrre danno economico, sociale e culturale, secondo il presidente dell’Osservatorio Mezzogiorno dell’Eurispes e bisogna lavorare per accrescere le opportunità per questi giovani altamente qualificati.

Secondo il rapporto Italia di Eurispes, i giovani vanno via perché ricevono compensi più alti per lo stesso lavoro – 42,3% – mentre per il 30,8% si tratterebbe di una necessità dettata dalla mancanza di un’offerta di lavoro qualificato in Italia; il 20,4% ritiene che i giovani che si attrezzino di fronte alla realtà di un mondo ormai globalizzato. “In tale contesto – commenta così i dati Saverio Romano – , dev’essere considerata una buona notizia l’indagine condotta da Talents in motion per la quale le condizioni della ripartenza del Paese alla luce del post pandemia potrebbero contemplare, in varie forme e in vari modi, un ritorno a casa della generazione Erasmus che aveva già trovato occasioni di inserimento formativo e professionale fuori dai confini nazionali”.

Dall’emergenza sanitaria potrebbe nascere un circolo virtuoso. “L’Osservatorio Mezzogiorno di Eurispes ha più volte sottolineato come, dalle trasformazioni imposte alla produzione e all’economia dall’emergenza Coronavirus possano nascere occasioni nuove di sviluppo, insieme alla possibilità di correggere dinamiche e degenerazioni che hanno penalizzato non solo le legittime aspirazioni dei singoli ma anche la speranza di riscatto di interi territori”. Secondo Romani, i cambiamenti di tipo strutturale che hanno interessato il mondo del lavoro, l’affermarsi dello smart working, l’insicurezza dovuta alla paura del contagio e la perdita di posti di lavoro che si è registrata nei grandi gruppi internazionali ha favorito questa tendenza che vedrebbe il 71% dei giovani migrati all’estero desiderosi di fare rientro in Italia.

Infrastrutturazione, distribuzione delle risorse utili e investimenti e utilizzo ottimale dei fondi europei sarebbero la chiave del successo. “Gli ingredienti ci sono tutti e l’impegno di Eurispes nel Mezzogiorno è finalizzato anche alla creazione di quei presupposti e di quelle sinergie utili a potenziare i veri fattori di crescita, di modernizzazione e innovazione, e ad uscire da logiche di assistenzialismo e di corto respiro che condannerebbero il Sud alla marginalità economica e sociale per i prossimi decenni”.

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