Resta sospeso dal suo incarico il comandante della polizia municipale di Isola delle Femmine, Antonio Croce. Il tribunale del lavoro ha ritenuto fondato il provvedimento adottato dall’ufficio procedimenti disciplinari del Comune per via di una delicata indagine in cui è rimasto coinvolto la scorsa estate l’allora capo dei caschi bianchi. Respinto il ricorso quindi di Croce che chiedeva la reintegrazione perché riteneva illegittima la sua sospensione. L’ex comandante è accusato di truffa e peculato sulla base di un’indagine della Procura di Palermo. A suo carico accuse che vanno dall’assenteismo dal posto di lavoro all’uso improprio dell’auto di servizio. Per arrivare all’incasso di somme superiori a quanto dovuto per degli extra allo stipendio legati alla gestione delle strisce blu.

Motivi del Comune “sussistenti”

Il tribunale del lavoro ha ritenuto sussistenti le motivazioni che erano state adottate dall’allora segretario generale del Comune Cristofaro Ricupati (nella foto). Provvedimento disciplinare di sospensione molto circostanziato in cui si parlava anzitutto dell’accusa di peculato che restava in piedi dopo che il Gip revocò a sua volta la sospensione dall’incarico del ruolo di comandante di Croce per il venir meno di diverse accuse. Ma rimase in piedi quella di peculato, in quanto Croce avrebbe incassato somme superiori rispetto a quanto consentito. Sul punto l’ufficio evidenzia che il giudice non ha mai revocato il sequestro preventivo nei confronti dell’allora capo dei vigili urbani, e quindi ci sarebbe il “fumus” sulla ipotetica consumazione del reato.

I motivi di “opportunità”

E difatti proprio Ricupati aveva nuovamente sospeso il comandante della polizia municipale. “Tenuto conto della situazione ambientale dell’ufficio che sarebbe interessato dai fatti contestati – era la tesi -, si è ritenuto di adottare una misura idonea per prevenire pregiudizi ulteriori all’amministrazione sotto ogni profilo, patrimoniale e non. Pertanto, valutando anche le ragioni di opportunità e il contesto organizzativo degli uffici, si è deciso di non procedere al reintegro fino alla definizione del procedimento penale”.

I motivi della sentenza

“A fronte di un accertamento complesso, come quello oggetto di causa – ha scritto il tribunale nella sentenza in cui respinge il ricorso -, appare del tutto legittima, oltre che ragionevole, la scelta del Comune di evitare soluzioni affrettate ed attendere l’esito del procedimento penale. Nel corso del quale, e con tutte le garanzie offerte dall’ordinamento, potrà essere accertata la veridicità o meno delle condotte addebitate al ricorrente”.