Il nostro Paese ha bisogno di persone che pensano, di persone che un tempo venivano chiamate “intellettuali” e che oggi sembrano scomparse dalla scena politica e culturale. Per essere più precisi alcuni di loro ricompaiono in occasione della presentazione dei propri libri durante le trasmissioni televisive o per pontificare su teorie pseudo scientifiche.
Una riflessione amara
È una riflessione abbastanza amara perché sembrano davvero scomparsi i veri intellettuali, cioè coloro che per professione dovrebbero pensare. Questo anche a causa del disinteresse che nutre nei loro confronti la maggioranza schiacciante degli italiani, che addirittura li disprezza cercando di delegittimarli con slogan da trivio, come ormai avviene anche nei confronti di buona parte dei politici italiani. Ma in realtà dove sono finiti i veri intellettuali italiani quelli che Benedetto Croce definiva i cultori del vero?
Gli scienziati si sono trasformati in intellettuali piacioni
Durante questi due ultimi anni di pandemia il quadro storico/epidemiologico è stato contraddistinto dall’incertezza, madre di tutte le paure, ma è avvenuta anche una cosa rara, ossia è nato un interesse generale, anche di popolo, per le prese di posizione degli scienziati e perfino per quelle – non sempre stupende – di alcuni veri, raffinati uomini di cultura. Con il passare del tempo però questi scienziati hanno preso piacere alla ribalta ed ai riflettori e si sono trasformati nei soliti intellettuali piacioni che si sono esibiti brandendo banalità rassicuranti o politically correct.
La pandemia ha messo a nudo narcisismo
C’è voluta una calamità planetaria per mettere a nudo il lato narcisistico di tali soggetti che non si sono sottratti ad una occupazione sistematica di tutti i canali televisivi e radiofonici pubblici o privati. In questo caos di mille voci scomposte e sguaiate è sempre più difficile ascoltare la voce delle coscienze più illuminate, soffocate e sotterrate e spesso oggetto di campagne denigratorie e di minacce.
Sta di fatto che i cittadini sembrano vittime di un caotico delirio causato dalla mancanza di un centro di gravità permanente che li mette davanti a continui cambiamenti di idee e prospettive e che soprattutto rende loro difficile la sopravvivenza.
C’è bisogna di chiarezza
Quello che è assolutamente certo è che abbiamo bisogno di chiarezza. Siamo coscienti di vivere un momento nodale della storia e siamo chiamati a ridisegnare un progetto di società civile che tenga conto delle nostre vecchie e nuove fragilità, dei rischi che attentano alla nostra stessa umanità, vittima predestinata di un unico degrado fatto di pandemie e di minacce all’ecosistema.
Ma la nostra sete di conoscenza, soprattutto su quello che sarà il nostro futuro e su come dovremo rimodulare un nuovo codice comportamentale, che possa guidare le nostre vite, appare oggi quanto mai inesaudita.
Vorremmo sapere il “cosa” e il “come”
Vorremmo sapere il “cosa”, ma vorremmo anche avere indicazioni sul “come”. Risposte che non possono provenire da certi sciacalli dell’informazione, da coloro cioè che dell’attuale scempio, che domina l’intero mondo mass-mediatico, hanno fatto il loro spaccio alimentando ancor più confusione e suscitando maggiormente la voglia inestinguibile di notizie drogate, roboanti e desiderabili.
Quello di certi giornalisti è il mondo di chi crede di potere dettare regole omogeneamente, sia in campo morale che politico. Pronti a criticare le azioni del Governo e del Parlamento, aggiungono ricche dosi di odio e disprezzo nei confronti di chi non la pensa come loro, grazie anche alla compiacente complicità di taluni sedicenti esperti nelle varie scienze che, pur di apparire nei vari contesti pubblici sono disposti a tutto. Siamo chiamati oggi più che mai a rafforzare il nostro spirito critico, quello che si cerca in ogni modo di anestetizzare nell’opinione pubblica e per questo dobbiamo reagire e cercare con ogni mezzo di difenderci.
Diceva David Frost, giornalista contro corrente e scomodo, “la televisione è un’invenzione che vi permette di farvi intrattenere nel vostro soggiorno da gente che non vorreste mai avere in casa”. Ne siamo coscienti?
Dove sono finite le voci autenticamente libere?
Dobbiamo allora chiederci dove siano finiti i veri intellettuali, quelle voci autenticamente libere, che potrebbero fornire una lettura illuminata a questo nostro tempo convulso.
Si tratta di quelle personalità più valenti, che quasi sempre non sanno di esserlo e che finiscono per rimanere nascoste e coperte da un silenzio pesantissimo. Sono l’unica voce in grado di controbilanciare quei poteri forti che su scala planetaria impongono le ragioni della razionalità economica come unico metro di giudizio.
Costituiscono l’eccezione, il luogo ideale della diversità, soli in grado di esplorare nuove strade e di salvare l’umanità dalla ripetitività e dalla mortale noia dell’ovvio. Ce lo dobbiamo chiedere perché consapevoli della mancanza di un buon sistema di amplificazione dei messaggi benefici e degli strumenti più rispettosi di formazione delle coscienze; ne siamo desiderosi, ne abbiamo bisogno come dell’acqua.
Se queste eccellenze nascoste della Cultura hanno il compito di formulare le idee, le braccia operative della Politica dovrebbero avere quello di realizzarle. Ma l’elemento catalizzatore di questi due ambiti è sostenuto da un mondo della comunicazione sano, responsabile e rispettoso delle informazioni di cui è portatore, oltre che degli stessi destinatari. Ben altra cosa, rispetto ai biechi interessi commerciali o al godimento del guazzabuglio o allo sciacallaggio delle coscienze.
Il nuovo metodo per un’Informazione con la lettera maiuscola
Ecco, dunque, quale dovrebbe essere il nuovo metodo, per un’Informazione che meriti la lettera maiuscola: scandagliare il mondo della società civile, scovare le intelligenze più vive, provocarle sul piano del dibattito costruttivo ed infine dar loro voce e chiamare il mondo della Politica ad adeguate risposte. Una ricetta semplice, a ben vedere. Ma un’impresa difficile, benché aurea e promettente. Forse l’unica che abbia un senso.
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