Sono circa 22 mila le firme raccolte in queste settimane a Catania e provincia da Spi Cgil-Fnp Cisl-Uil Pensionati per chiedere una legge nazionale sulla non autosufficienza.

Stamattina, le tre organizzazioni hanno allestito in corso Sicilia un banchetto affollatissimo da cittadini di ogni età che hanno aderito alla petizione sindacale con cui si sollecitano “risorse e sburocratizzazione delle procedure” per il sostegno dei non autosufficienti e delle loro famiglie. Per il 16 novembre Spi-Fnp-UilP hanno organizzato una manifestazione unitaria a Roma in cui solleciteranno, ancora una volta e con maggiore forza, al Governo confronto e risposte concrete su una piattaforma di proposte “per il diritto di cittadinanza degli anziani nel nostro Paese”.

Oggi in corso Sicilia tra piazza Stesicoro e il mercato storico della “Fiera”, come lunedì a villa Pacini, sono stati i segretari territoriali di Spi-Fnp-Uil Pensionati Carmelo De Caudo, Pietro Guglielmino, Maria Pia Castiglione e Antonino Lombardo a spiegare le ragioni della mobilitazione: “Qui abbiamo un motivo in più – dicono gli esponenti sindacali – per sollecitare una legge a tutela dei non autosufficienti che nella nostra provincia stimiamo in almeno 300 mila, tra loro moltissimi anziani.

La crisi economica e sociale, la Sanità che non funziona, la fuga dei giovani sono fenomeni più profondi e diffusi a Catania rispetto al resto dell’Italia, quindi sono ben più gravi disagio e senso di abbandono per i non autosufficienti e per le loro famiglie. Assistere un parente significa ormai per tantissimi cittadini sopportare rischi di povertà estrema e questo vale soprattutto per le donne, poiché soffrono in Italia e soprattutto al Sud una ormai nota condizione di disparità nei trattamenti retributivi rispetto ai colleghi maschi”.

Le organizzazioni sindacali, infine, rivendicano una semplificazione nelle procedure di riconoscimento dei diritti per i non autosufficienti: “Oggi – esclamano De Caudo, Guglielmino, Castiglione e Lombardo – vengono rimbalzati da un ambulatorio a un altro, da ufficio a un altro, da un ente a un altro anche solo per un certificato. È un’autentica vergogna, a cui finalmente bisogna porre rimedio. Abbiamo già detto e scritto che sinora la risposta delle istituzioni alle nostre denunce e alle nostre idee è stata sinora inadeguata, disorganizzata e frammentata nella spesa, negli interventi, nei servizi e nelle responsabilità tra enti diversi”.