Da Messina a Palermo, da Ragusa a Catania. I commessi dei negozi e dei supermercati scendono in piazza contro l’apertura domenicale. Lo fanno con flash mob a distanza di un’ora l’uno dall’altro nelle piazze centrali delle principali città siciliane.

Messi insieme dal sindacato che non vuole tornare ad aprire la domenica senza un accordo preciso e senza riposi compensativi o regolamentazione, protestano perché il lockdown passato serva almeno a far rientrare quella che definiscono una deregulation ovvero una apertura ormai senza regole e senza tutele.

I sindacati contestano la scelta della Regione siciliana di tornare a liberalizzare le aperture domenicali da domenica 7 giugno. Siamo ormai alla terza domenica di apertura senza che fosse stato raggiunto un accordi sindacale come previsto dall’ordinanza regionale di avvio della Fase 3 di gestione dell’epidemia covid19.

La norma in realtà stabiliva che l’accordo dovesse raggiungersi entro il 6 giugno. C’è stata una convocazione delle parti ma singolarmente e senza confronto, sostengono i sindacati, semplicemente per annunciare una decisione già presa. da parte regionale, invece, si contesta che non si poteva attendere ancora e non essendo stato raggiunto accordo il 6 giugno si è deciso di consentire l’apertura per aiutare gli esercizi commerciali già in difficoltà. Una diatriba dalla quale non si esce più visto che anche le amministrazione comunali non sono concordi

L’Amministrazione comunale di Palermo – rappresentata dall’assessora al Lavoro, Giovanna Marano – ad esempio partecipe, a Piazza Politeama, al flash-mob, promosso dalle organizzazioni sindacali, “contro la totale liberalizzazione delle aperture” domenicali. Oltre alla solidarietà ai lavoratori dal comune si sottolinea che le competenze commerciali dovrebbero essere del sindaco anche se c’è una grande confusione normativa, varie sovrapposizioni di competenze e soprattutto c’è una emergenza che ha spostato attenzione e capacitò decisionali

“È necessaria – sottolinea il sindaco, Leoluca Orlando – una nuova normativa regionale che coniughi diritto d’impresa e diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, evitando una totale deregolamentazione che finisce col danneggiare pesantemente questi ultimi”.