Con l’hastag #laSiciliaAffonda ci sono in piazza ben 40 vertenze. E’ il giorno della grande mobilitazione generale di Cgil, Cisl e Uil contro il governo regionale per chiedere politiche di sviluppo.

21 pullman sono arrivati da Messina, 18 da Catania e decine di altri da tutta l’isola. Palermo concentra a Piazza Marina le forze del lavoro e di chi chiede lavoro per una grande manifestazione che ha sfilato per tutto il centro città impegnando tutta la mattina.

Protagoniste le vertenze più calde degli ultimi mesi, ma non le sole. Non passa giorno che a Palermo non si organizza una protesta: oggi sono scesi in piazza in Prefettura i settori più poveri, gli appalti nei servizi, i lavoratori delle mense degli ospedali, delle pulizie, del turismo e dei servizi alberghieri.

Dichiara il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo: “Vertenze con un unico comune denominatore: il disvalore del lavoro. Un lavoro sempre più povero, che perde valore, realtà amara che colpisce non soltanto lavori già sottopagati, come il caso dei laureati di Almaviva, ma anche settori produttivi pieni di operai specializzati come il Cantiere Navale. Fincantieri, azienda partecipata dello Stato, con la scusa della mancanza dei bacini e dei mancati investimenti della Regione, pur avendo commesse per tutti i suoi siti, ha deciso di non inviare più lavoro a Palermo, dando il via a una cassa integrazione immotivata, impoverendo una realtà che con i bacini attuali ha sempre costruito rimorchiatori e grandi navi. Il lavoro povero diventa sempre più povero e anche chi ha lavoro oggi si ritrova impoverito. Solo i ricchi diventano più ricchi”.

“Protestiamo – aggiunge Enzo Campo – per chiedere un’inversione di rotta. Per chiedere di rivolgere l’attenzione a chi lavora, e diventa sempre più povero, e a chi non lavora. Tremila persone a Palermo aspettano gli ammortizzatori sociali. Negli ultimi sette anni tutti i macro settori produttivi hanno visto una flessione occupazionale che si è estesa da una parte anche al settore dei servizi, tradizionale valvola di assorbimento delle espulsioni occupazionali, e dall’altro lato all’agricoltura, settore che sembrava poter rappresentare un nuovo terreno di sbocco per i giovani. Così, i tassi di occupazione e disoccupazione, individuano una situazione complessiva di forte difficoltà, che non può passare inosservata. Il tasso di occupazione è sceso dal 43,3 del 2008 al 38 per cento del 2015. E il tasso di disoccupazione è salito dal 16,9 per cento al 23,9 per cento. La disoccupazione giovanile oggi è al 65,0 per cento, nel 2008 era al 48,7. E in aumento è anche la disoccupazione femminile: si è passati dal 19,5 per cento di donne senza lavoro nel 2008 al 25,4 per cento del 2015”.

Anche i pensionati siciliani di Cgil, Cisl e Uil sono scesi in piazza a Palermo per chiedere al governo Crocetta “un cambio radicale in tema di welfare e politiche sociali”.
I segretari Maurizio Calà, Alfio Giulio e Antonino Toscano preannunciano ulteriori mobilitazioni.

In piazza i precari in attesa di stabilizzazione, i lavoratori dei servizi sociali, gli edili che vivono un momento di grave crisi del settore, i lavoratori metalmeccanici di Messina e dell’area industriale di Giammoro, i forestali, i dipendenti delle partecipate che ogni giorno devono fare i conti con le difficoltà economiche dei comuni, i giovani, i pensionati e tanti altri.

“La manifestazione regionale ha un significato importante anche a Messina – spiegano i segretari generali di Cgil e Cisl Messina, Lillo Oceano, Tonino Genovese e il commissario della Uil Giuseppe Calapai – il nostro territorio, infatti, è uno dei maggiormente a rischio, se non il primo, a causa della inqualificabile gestione della Regione Sicilia. Una città, Messina, in cui alle ricadute del mancato governo della regione si aggiunge l’incapacità di gestione dell’Amministrazione locale. A questo aggiungiamo una carenza del tessuto produttivo per far capire a tutti che è necessaria una profonda riflessione per attivare iniziative concrete che pongano le basi per realizzare lavoro produttivo”.

La mobilitazione regionale vuole inchiodare la Politica regionale su punti ben precisi e illustrati nel volantino che accompagna la protesta: dalla necessaria crescita industriale al rilancio delle aree di crisi, da una pubblica amministrazione efficiente all’utilizzo dei fondi europei con lo sblocco delle opere pubbliche e del lavoro in edilizia, il rilancio del turismo – diffuso e sostenibile – e il potenziamento dei servizi socio-assistenziali per i pensionati con un welfare inclusivo che guardi alle nuove generazioni e porti lavoro anche ai giovani.

Gli hashtag ufficiali scelti per seguire sui social network la mobilitazione regionale sono #7Maggio e #LaSiciliaAffonda.

Usa per Crocetta la metafora del capitano sulla prua di una nave, la Sicilia, che affonda, il segretario della Cgil Sicilia , Michele Pagliaro, dal palco di piazza Indipendenza nel giorno della manifestazione regionale di Cgil, Cisl e Uil per chiedere lavoro e sviluppo. E per dire che “così non può andare avanti” che “è necessario un cambio di rotta per portare la Sicilia fuori dalle secche della crisi”, “altrimenti un solo giorno in più di questa legislatura non avrebbe senso”.

“La Sicilia che è scesa oggi in piazza con noi- ha detto il segretario della Cgil- è l’espressione più autentica di un disagio sociale crescente tra lavoro che si perde, lavoro che viene meno, assenza di adeguati ammortizzatori sociali, mancanza di prospettive per i giovani”. Al governo regionale , Pagliaro ha contestato “il non avere condotto in porto riforme importanti, a partire da quelle della spesa pubblica e delle ex province, il fatto di non essere intervenuto con incisività nelle crisi dell’apparato produttivo ma anche la mancanza di autorevolezza nel rapporto col governo nazionale che lascia in sospeso tutti i contenziosi aperti”. “Per la Sicilia- ha sottolineato il segretario della Cgil Sicilia- chiediamo un progetto di sviluppo che tenga in conto l’apparato produttivo , ma anche i beni e servizi comuni come acqua e rifiuti , che rilanci il welfare, che riformi una buona volta settori importanti come la pubblica amministrazione e la formazione professionale, per citarne alcuni, che incanali i fondi europei sugli obiettivi prioritari, a partire dalle infrastrutture”. Pagliaro ha detto che “se non c’ è una svolta sarebbe meglio staccare la spina, dire basta a una legislatura così infruttuosa. La piazza di oggi, così partecipata, lo dice a gran voce: il tempo delle chiacchere è scaduto”.

“L’AnciSicilia sostiene e appoggia tutte le forme democratiche di protesta contro alcune posizioni del governo regionale che stanno fortemente penalizzando il sistema degli enti locali. Esprimiamo, quindi, solidarietà e vicinanza alla manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil, per la crescita, il ripristino degli ammortizzatori, la stabilizzazione dei precari e le garanzie per le ex province”.

Lo hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’AnciSicilia, in occasione della protesta che ha coinvolto l’intera Regione.

“Condividiamo le preoccupazioni evidenziate dai sindacati – aggiungono Orlando e Alvano – e rileviamo che da mesi la nostra Associazione si batte contro uno “stato di calamità istituzionale” che non solo penalizza finanziariamente i comuni, ma
blocca oltre misura le principali riforme: dal sistema integrato dei rifiuti e delle acque al riordino della governance fino ad arrivare al riassetto dei liberi consorzi e delle città metropolitane”

“Giusto ieri, durante un incontro con l’assessore Lantieri, – continuano presidente e segretario generale dell’Associazione dei comuni siciliani – abbiamo nuovamente chiesto rassicurazioni circa le principali problematiche che gravano sugli enti locali in un quadro che , dal punto di vista finanziario e normativo , appare caratterizzato da profonde e non più accettabili incertezze. La mancata definizione dei rapporti finanziari tra Stato e Regione, alla luce dei principi previsti dalla riforma sull’armonizzazione contabile dei bilanci degli enti territoriali , pone di fatto gli amministratori locali in una condizione che impedisce l’approvazione dei bilanci di previsione 2016. Identica condizione di impossibilità caratterizzerebbe l’operato di eventuali commissari di nomina regionale. Considerato che dal primo maggio si è concluso l’esercizio provvisorio, per evitare che si producano, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, conseguenze disastrose sul piano della tenuta sociale, rispetto all’erogazione dei servi essenziali al cittadino ed in termini di salvaguardia dei livelli occupazionali del personale precario e non, è urgente un intervento che consenta un differimento dei termini per l’approvazione dei bilanci di previsione 2016. Con riferimento allo specifico tema del mantenimento in servizio del personale precario e’ necessario che Regione e comuni stipulino un vero e proprio patto per la salvaguardia del personale e per una progressiva stabilizzazione che consenta di tutelare gli equilibri finanziari degli enti. Molti comuni si sono trovati e si trovano ancora a dover rinnovare contratti senza
avere minimamente a disposizione un quadro normativo e finanziario chiaro e dovendo, pertanto, fare i conti con una conflittualità crescente che spesso si traduce oltre che in dramma sociale , in un aumento del contenzioso”.

“Non ci stancheremo mai di ribadire – concludono Orlando e Alvano – che tutte le scelte prese lontano dai territori e distanti dagli interessi dei cittadini contribuiscono soltanto a creare un clima di pericolosa instabilità economica e sociale,
compromettendo oltre misura i servizi essenziali”.