“Dalle 23.02.27 alle 23 03.31, del 12 maggio scorso sono quattro i rumori ad intensità crescente potenzialmente idonei ad essere prodotti dal contatto ripetuto di un oggetto di grandi dimensioni con l’opera morta della nave Vulcanello M.

Urti sembrano, infatti, provenire dapprima dalla zona prodiera per poi terminare nella zona poppiera (la plancia della Nave è posta nella zona di poppa ove sono attestati i microfoni del voyage data recorder)”.

E’ quanto hanno accertato i consulenti nominati dalla procura per esaminare tutto il materiale audio e video raccolto sull’affondamento della Nuova Iside, il peschereccio di Terrasini con a bordo tre pescatori, Matteo, Vito e Giuseppe Lo Iacono scomparso nel nulla la notte del 12 maggio nel mare di San Vito Lo Capo. L’ingegnere Renato Magazzù e i tecnici della Micro System di Messina hanno ascoltato e analizzato più volte i dati contenuti nel  registratore dei dati di viaggio presente in ogni imbarcazione. Un lungo lavoro coordinato dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal pm Vincenzo Amico.

“Da una visione dei sistemi di navigazione dell’unità la sera 12 maggio sono emersi – si legge in una relazione della sezione operativa della direzione marittima – ulteriori elementi probatori a carico del terzo ufficiate e del timoniere in guardia in plancia, Giuseppe Caratozzolo e Mihai Jorascu”, due dei quattro indagati per la presunta collisione.

“Si sentono attorno alle 23 quattro urti, – prosegue la relazione – poi in concomitanza, dai sistemi di bordo sono state accertate una riduzione di velocità di circa 0,4 nodi rispetto a quella di crociera mantenuta dalla nave precedentemente e successivamente (da 12.3 a 11,9 nodi orari) e una variazione repentina dell’angolo del timone e anche della rotta (di 1 grado) compatibili con un potenziale collisione.

Un minuto dopo è percettibile, dai microfoni posti all’interno della plancia e all’esterno sulle alette, un rumore compatibile con l’apertura di una porta, possibilmente una di quelle da cui si accede dal locale plancia alle alette esterne. Qualche secondo dopo, alle 23 04’25” viene registrata dai sistemi di registrazione un variazione di visualizzazione dei due radar banda S e X da modalità diurna a notturna che rappresenta l’unica operazione effettuata sulla consolle radar dal personale di guardia”.

Secondo quanto accertato dai periti solo dopo il presunto impatto i due  uomini in plancia hanno attivato e con oltre due ore di ritardo il passaggio da radar di giorno a quello di notte.

“Quanto descritto dai tecnici – afferma l’avvocato della famiglia Lo Iacono Aldo Ruffino – oltre al già ipotizzato contatto con altra unità navale, fa pensare che il personale di plancia abbia presumibilmente avvertito i rumori e verificato anche dall’aletta di plancia cosa potesse essere successo. Non solo ma dall’audio emerge che i due durante queste fasi non si sono detti nemmeno una parola. Nulla è stato registrato. Abbiamo potuto ascoltare audio e video e quanto successo quella terribile notte sembra sempre più chiaro”.

 

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