Revisionismo storico puro e semplice. Perché i generali di Garibaldi non furono eroi ma feroci autori di stragi di siciliani. Almeno questo sostengono un gruppo di deputati di Diventerà Bellissima che chiedono di rivedere la storia ‘per legge regionale’

Garibaldi sbarca anche all’Ars

Nella storia, si sa, si intrecciano miti e realtà. A maggior ragione quando si tratta della storia di realtà difficili, come quella siciliana. L’unità d’Italia, poi, nella quale la Sicilia ebbe un ruolo fondamentale, è argomento ancora oggi assai controverso e ampiamente dibattuto.

Le figure di Giuseppe Garibaldi, “l’eroe dei due mondi”, e dei suoi fedelissimi, appaiono a molti storici non prive di ombre. La spedizione dei Mille, tra gli episodi cruciali del Risorgimento, e le battaglie contro l’esercito borbonico, crearono non pochi morti nella nostra Isola. Secondo taluni, gli ufficiali garibaldini, non sarebbero stati soltanto dei “salvatori”, ma anche dei carnefici.

Presentato un ddl all’Ars

La storia non è mai acqua passata ma torna sempre a riproporsi. Ed ecco che all’Ars è sbarcato un ddl, costituito da tre articoli, presentato dai deputati di Diventerà Bellissima Alessandro Aricò, Giuseppe Galluzzo e Giuseppe Zitelli, relativo alla “rimozione dalla toponomastica dei Comuni della Sicilia, dei nomi di autori di stragi perpetrate contro la popolazione civile da parte di ufficiali garibaldini”.
Ebbene, queste vie, se il ddl verrà approvato, dovranno cambiare nome. Una ‘rivoluzione’ non da poco, e che non è difficile ipotizzare determinerà uno strascico di polemiche. Perché non sempre si è pronti al revisionismo storiografico di una certa portata.

“Una terribile contraddizione”

Il ddl è preceduto da una relazione introduttiva nella quale si legge che “per la Sicilia l’avventura garibaldina ha rappresentato sempre una terribile contraddizione tra ciò che la storiografia ufficiale racconta da 160 anni e la realtà dei fatti avvenuti in quel tragico periodo. Se, infatti, lo sbarco di Garibaldi è stato il preludio della nascita dello Stato italiano con la riunificazione dell’intero Paese sotto la corona di Vittorio Emanuele II, è anche vero che l’avanzata in Sicilia delle truppe garibaldine è stata macchiata da vergognosi atti di repressione nei confronti di interi Paesi, con stragi e massacri perpetrati ai danni della popolazione civile”.
La relazione precisa che “tali stragi non furono attuate per reprimere fantomatiche simpatie della popolazione nei confronti dei reali napoletani: la verità è che i Siciliani, che vedevano Garibaldi come il liberatore dalle angherie subite dalla nobiltà latifondista borbonica, quando giunse voce dello sbarco a Marsala, invasero i terreni padronali prendendone possesso. Il grave errore fatto dai contadini siciliani fu quello di avere leso anche le proprietà della nobiltà inglese, molto presente in Sicilia, senza considerare che proprio gli Inglesi erano i maggiori finanziatori dell’avventura garibaldina”.

I generali garibaldini e gli atti di repressione

I deputati firmatari del ddl fanno nomi e cognomi dei generali che “si distinsero per la loro ferocia”: Nino Bixio, Pietro Quintino, Raffaele Cadorna, Giuseppe Di Villalta, Enrico Cialdini.
Nino Bixio, scrivono ancora nella relazione, “fu uno dei più crudeli massacratori: represse nel sangue le proteste a Bronte, Maletto, Randazzo, Biancavilla e Cesarò; furono decine i siciliani fucilati senza alcun processo, rei solo di avere nutrito un sogno di libertà”. Pietro Quintino “a Castellamare del Golfo passò tra le armi 7 civili, fra cui una bambina di 7 anni”. A Palermo, Raffaele Cadorna “con un bombardamento dal mare di inaudita violenza, durato quattro giorni, massacrò migliaia e migliaia di palermitani, fucilando, tra l’altro, i soldati borbonici che si erano arresi”. A Fantina, nel Messinese, il maggiore Giuseppe Di Villalta “fece persino fucilare 7 militari delle stesse truppe garibaldine, accusati di alto tradimento per non avere voluto partecipare ai rastrellamenti”. Si parla anche del generale Enrico Cialdini che “per estirpare il fenomeno del brigantaggio, non solo fucilò, senza alcun processo, migliaia di giovani siciliani, ma le sue truppe bombardarono e diedero fuoco a interi paesi, non prima di averli saccheggiati e perpetrato violenze nei confronti delle donne ivi residenti”.

La richiesta dei deputati

Da qui la richiesta dei deputati Aricò, Galluzzo e Zitelli: “Oggi, in Sicilia, abbiamo strade e piazze intitolate a questi massacratori di Siciliani inermi, uno schiaffo alla dignità di un Popolo ed un insulto alla memoria di migliaia di vittime innocenti. Basta considerare che in Sicilia ci sono ben 106 tra strade e piazze intitolate al più feroce dei carnefici, Nino Bixio, una strada (a Comiso) intitolata al massacratore di Palermo, Raffaele Cadorna ed una (a Riposto) al feroce risolutore del problema briganti, Enrico Cialdini. Alla luce di quanto sopra, – concludono i deputati – con questo Disegno di Legge si obbligano i Comuni siciliani a rimuovere, dalla loro toponomastica, i nomi di coloro che si sono macchiati di efferati delitti nei confronti della popolazione civile, intitolando le stesse strade e/o piazze alle vittime dei massacri”.

Una “Commissione di verifica dei nominativi”

Il ddl coinvolge a pieno titolo l’assessorato regionale agli Enti Locali.
All’articolo 1 viene precisato che in caso di approvazione, i Comuni siciliani “dovranno sostituire, entro 60 giorni, i nominativi indicati dalla apposita Commissione di cui al comma 1 dell’art. 2 della presente legge, con altri scelti dall’elenco appositamente pubblicato sul sito dell’Assessorato regionale degli Enti Locali.
Eventuali statue e/o obelischi dedicati ai succitati nominativi, nell’impossibilità di rimuoverli, non dovranno riportare nelle rispettive basi, alcuna frase elogiativa”.
L’articolo 2 istituisce inoltre “presso l’Assessorato regionale degli Enti Locali, la “Commissione di verifica dei nominativi”, con il precipuo scopo di individuare, tra gli Ufficiali delle truppe garibaldine presenti in Sicilia tra gli anni 1860 e 1870, coloro che si sono macchiati di efferati massacri nei confronti della popolazione civile siciliana. L’Assessore regionale degli Enti Locali, con proprio Decreto, da pubblicare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, indicherà le modalità e le procedure per la costituzione della succitata Commissione.
La “Commissione di verifica dei nominativi” dovrà altresì stilare l’elenco delle vittime dei massacri. Tale elenco sarà pubblicato su una apposita pagina nel sito internet dell’Assessorato regionale degli Enti Locali”.
L’articolo 3 ricorda che la legge, se approvata, verrà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana ed entrerà “in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione”.

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