Massimo D’Asta dipendente della Reset, società consortile del settore rifiuti del Comune di Palermo era stato licenziato, perché aveva presentato un esposto alla Corte dei conti sull’attività dell’azienda e sull’affidamento di alcuni incarichi, oggetto anche di servizi televisivi su reti nazionali, ed era stato ascoltato dalla commissione Aziende del consiglio comunale.

Adesso il giudice del lavoro del tribunale di Palermo Donatella Draetta ha annullato il licenziamento e ordinato la reintegrazione con il pagamento degli stipendi e dei contributi. D’Asta era difeso dagli avvocati Antonio e Francesco Paola Garofalo.

Nella lettera di risoluzione del rapporto di lavoro, la società aveva scritto che il licenziamento era dovuto “all’intento di pregiudicare l’immagine, il decoro, l’onore e la reputazione del Consiglio d’amministrazione”.

Secondo il giudice come scrive nella sentenza il licenziamento irrogato è nullo in quanto ritorsivo.

“Non integra giusta causa o giustificato motivo soggettivo di licenziamento – si legge nella sentenza – la condotta del lavoratore che denunci all’autorità giudiziaria o all’autorità amministrativa competente fatti di reato o illeciti amministrativi commessi dal datore di lavoro, a meno che non risulti il carattere calunnioso della denuncia o la consapevolezza della insussistenza dell’illecito, e sempre che il lavoratore si sia astenuto da iniziative volte a dare pubblicità a quanto portato a conoscenza delle autorità competenti”.

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