Pina Maisano Grassi nessuno potrà mai dimenticarla. A maggior ragione a Palermo. “Amante della sua Città, della natura e del mare… con tenacia e generosità ha trasformato ciò che fa star male in qualcosa di diverso dalla violenza in cui siamo cresciuti”.

E’ l’epigrafe incisa sulla stele scoperta oggi nella villetta di Piazza Caboto, intitolata a Pina Maisano Grassi, scomparsa agli inizi di giugno, vedova dell’imprenditore Libero Grassi, assassinato esattamente venticinque anni fa per essersi ribellato al racket del pizzo.

Alla cerimonia erano presenti, oltre ai familiari di Pina e Libero Grassi, le più alte cariche militari ed istituzionali.

Per l’Amministrazione Comunale erano presenti il Sindaco Leoluca Orlando, e gli assessori Emilio Arcuri, Sergio Marino e Giovanna Marano.

Ricordare oggi Pina Maisano Grassi – ha dichiarato Orlando – è ricordare l’impegno di una cittadina esemplare, un impegno vissuto nella quotidianità con la leggerezza di chi ha valori forti, che contrastano la pesantezza di chi invece ha solo la forza brutale della violenza mafiosa. E’ la continuità del messaggio che ci ha lasciato Libero Grassi, di un tempo nel quale chi, come lui, testimoniava i valori della legalità, del diritto e dei diritti, veniva considerato un eversivo.

In quel tempo – ha proseguito il Sindaco – la mafia governava a Palermo e lo Stato aveva troppe volte il volto della mafia. Era il tempo nel quale, a partire dagli anni settanta, i magistrati che combattevano facendo il proprio dovere la mafia erano isolati nel Palazzo di Giustizia, i politici nei palazzi della politica, gli uomini di Chiesa nei palazzi della curia.

Ricordare Piersanti Mattarella, Mario Francese, Libero Grassi, il cardinale Salvatore Pappalardo – ha spiegato Orlando – è un modo per ricordare coloro che in quegli anni erano isolati ed erano diventati inevitabilmente bersaglio, poiché protagonisti dell’antimafia.

Quel tempo è finito – ha detto ancora il Sindaco – la mafia non governa più Palermo, seppure esista ancora, legata ai traffici finanziari internazionali, con persone in giacca e cravatta che hanno ancora capitali enormi legati al crimine.
La mafia oggi ha le fattezze, in alcune realtà del territorio siciliano, della ‘ndrangheta, legata a vincoli familistici, o le logiche della camorra, non più verticale, come la mafia degli anni Ottanta e Novanta, ma orizzontale.

In questo quadro – ha chiosato Orlando – c’è il risveglio della società civile. Oggi l’esempio di Pina e Libero Grassi ci ricorda che le cose sono cambiate e che non abbiamo più bisogno di rappresentanti dell’antimafia, abbiamo bisogno di dieci, cento, mille, centomila cittadini comuni che, dal momento in cui escono di casa, già nel pianerottolo del condominio, testimoniano la legalità del diritto e la legalità dei diritti”.

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