Un percorso immersivo nel cuore del periodo stragista, tra sangue, date e immagini che raccontano una stagione drammatica della nostra storia, con l’obiettivo di costruire consapevolezza e futuro. Sono state ufficialmente aperte le porte del Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, un luogo inedito e ricco di significato, inaugurato alla vigilia del 33° anniversario della strage di Capaci e nel 40° anno dal Maxiprocesso a Cosa Nostra.
Non si tratta di un museo tradizionale, ma di uno spazio esperienziale pensato come un cantiere permanente di impegno civile. Un ambiente in cui la memoria diventa strumento di partecipazione attiva e la lotta alla mafia si trasforma in un’eredità da vivere nel presente, da tramandare e da rinnovare ogni giorno. Un viaggio emotivo e civile che invita i visitatori a diventare parte di una storia ancora viva.
Il museo che ripercorre la storia
Tra le testimonianze presenti, la bicicletta di Paolo Borsellino, la poltrona e la penna preferita di Giovanni Falcone, le sue agende personali, l’aroma evocativo della mandorla mescolato al sangue, la sveglia che Antonio Montinaro, capo della scorta di Falcone, portava sempre con sé, fotografie di famiglia, e la fotocopiatrice utilizzata durante il Maxiprocesso. Ogni elemento racconta una storia, restituisce voce e presenza a chi ha lottato per la giustizia.
All’interno del museo trova spazio anche una sala immersiva all’avanguardia, una vera installazione artistica digitale dove suoni, immagini e suggestioni sensoriali accompagnano il visitatore in un’esperienza intensa e toccante: il rumore degli elicotteri, le manifestazioni di protesta civile, la forza di una memoria collettiva che si fa impegno.
“Questo è un luogo in cui i ragazzi troveranno storia, emozioni, voglia di fare: tutti elementi che questo Museo può offrire attraverso le parole registrate e gli oggetti che vedranno; sono felice che questo luogo possa rappresentare uno spazio dedicato alla storia di Giovanni e Paolo e alla loro voglia di fare – ha detto Maria Falcone – entrambi sono nati a due passi da qui: lì c’era la palestra che frequentava Giovanni, dall’altra parte c’era la chiesa in cui andava a giocare con dei ragazzi che poi diventarono delinquenti, tutta questa zona dimostra che se si ha voglia e si studia ce la possiamo fare tutti. C’è ancora un legame perverso che unisce la società palermitana alla mafia: finché un ragazzo andrà a cercare il boss per ritrovare il motore o avere un favore il cordone ombelicale che lega la società alla mafia non sarà rotto. Come diceva Giovanni, Cosa nostra sarà vinta quando la città non darà più consenso”.
“La memoria è il punto di partenza, serve costruire il futuro”
“La memoria non basta se resta fine a sé stessa. È il punto da cui partire, ma deve proiettarsi nel presente e nel futuro”. Con queste parole, Vincenzo Di Fresco, presidente del Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha sottolineato il senso profondo del nuovo spazio inaugurato a Palermo alla vigilia del 33° anniversario della strage di Capaci.
“Chiunque entra al Museo deve uscire sapendo che ognuno nella lotta contro Cosa nostra può fare la sua parte, piccolo o grande che sia – ha aggiunto – la ‘foto impossibile’ ci dice proprio questo, è un’immagine in cui sono raffigurati tutti i grandi uomini caduti in questa lotta e ai loro piedi i mafiosi, raffigurati piccolissimi e di colore viola, che nella liturgia rappresenta il lutto e la penitenza”.






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