- L’operazione della Dia di Caltanissetta colpisce i “palermitani”
- L’inchiesta sull’intreccio fra mafia e imprenditoria
- Il patrimonio dell’imprenditore Farinella di Gangi
- Confiscata anche la ‘tenuta di caccia’ di Cosa Nostra
Beni per circa 12 milioni di euro sono stati confiscati dalla Dia di Caltanissetta a Paolo Farinella, imprenditore edile di 76 anni, nato a Gangi (Palermo). L’uomo è ritenuto interlocutore privilegiato di personaggi di spicco di Cosa nostra nei territori di Caltanissetta, Palermo e Trapani.
Le motivazioni
Il decreto di confisca, emesso dalla Corte d’Appello di Caltanissetta, riguarda 169 beni immobili a Caltanissetta e 18 a Gangi. Il provvedimento fa seguito a indagini condotte nell’ambito dell’operazione ‘Flour’ del 2009. Dopo la morte del cugino Cataldo Farinella, ricostruisce la Dia in una nota, costruttore “pienamente inserito in Cosa nostra ed implicato con il noto Angelo Siino nella cosiddetta mafia degli appalti, Paolo gli subentrava, di fatto, nella gestione delle imprese mantenendo sostanzialmente rapporti con esponenti di rilievo della organizzazione mafiosa nissena, palermitana e del trapanese”.
Le confische recenti in Sicilia legate ad altre indagini
Sequestri e confische di beni in Sicilia sono all’ordine del giorno non solo per mafia ormai. Di recente La Polizia di Stato operante a Palermo ha eseguito un decreto di confisca emesso dalla sezione misure di prevenzione per 500.000 euro, nei confronti di Marco Marsala palermitano 41 anni.
In quella occasione sono stati confiscati tre beni immobili, unavilla unifamiliare nel comune di Altavilla Milicia in un residence fornito di ampi spazi verdi e di piscina, due appartamenti a Palermo in via Villagrazia, e rapporti finanziari. Marsala è accusato di traffici di stupefacenti e reati contro il patrimonio.
Dalle indagini era emerso, infatti, come il suo negozio di detersivi in via dell’Orsa Minore, sarebbe diventato un punto di riferimento e piazza di spaccio per il quartiere. Marsala sarebbe accusato anche di una tentata rapina il 31 maggio 2017 agli uffici delle Poste Italiane di piazza della Costellazione
Il patrimonio confiscato oggi
Oggi, invece, tra i beni confiscati c’è anche un terreno, nella contrada Mimiani di Caltanissetta, di circa 300 ettari, con annessa azienda agraria, che, secondo l’accusa, in passato sarebbe stato utilizzato come riserva di caccia da noti esponenti di Cosa nostra siciliana, come Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca durante la loro latitanza.
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