Ad ottobre 2012 l’inchiesta Atropos ed i successivi arresti – 41 persone finite in cella – aveva inferto un duro colpo al clan malavitoso della Noce di Palermo. Nonostante le numerose attività criminali, boss e gregari non se la passavano granché bene, come emerse anche dalle intercettazioni.
“Minchia tempi critici, che domani me ne devo andare a rubare per mangiare… Male male male male, compare, purtroppo non mi vedi spesso perché non ho neanche la benzina per arrivare a Palermo”, così si lamentava Giuseppe Antonio Enea, che secondo la Procura sarebbe stato ben inserito nel clan della Noce.
E la situazione non era diversa per Carlo Castagna: “Lo so, compare, altrettanto sono combinato io, non t’ immaginare che sono tutte rose e fiori”.
In cella erano finiti anche i presunti ‘capi’, Fabio Chiovaro e Renzo Lo Nigro che secondo l’accusa si sarebbero occupati della vendita della droga, imponendo, tra l’altro, il pagamento del pizzo a decine di negozi della Noce e persino alla «Magnolia», la società di produzione cinematografica che, nel 2011, stava realizzando in città la fiction con Riccardo Scamarcio «Il segreto dell’ acqua», e ad Antonino Buffa, meglio noto come ‘Nino u ballerinu’ che ha una fiorente attività di street food in corso Finocchiaro Aprile.
Tra i presunti estorsori, poi, ci sarebbe stato anche Santo Pitarresi, invalido al cento per cento e che percepiva già dal 2000 pensione ed assegno di accompagnamento.
Dopo otto ore di camera di consiglio, ieri la seconda sezione della Corte di Appello ha deciso di rivedere le condanne per i 41 boss e gregari. Le accuse sono associazione mafiosa, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni, nonché traffico e spaccio di droga.
I giudici hanno ribaltato il verdetto per Giovanni Seidita (difeso dall’ vvocato Maurilio Panci) e per Dario Giunta: i due, che erano stati rispettivamente condannati a 6 anni e a un anno ed 8 mesi, sono stati adesso assolti. Per altri 16 imputati, invece, la Corte ha sancito delle assoluzioni parziali, riducendo così le pene inflitte in primo grado, anche al presunto reggente del mandamento, Fabio Chiovaro che, da 16 anni e mezzo passa a 14 anni e mezzo di reclusione.
Il processo si è svolto con il rito abbreviato e sono state invece confermate le condanne per 20 imputati, così come le tre assoluzioni già sancite dal gup per Luca Crini, Giorgio Perrone e Cosimo Grasso.
Una lieve riduzione di pena è stata concessa, oltre che a Fabio Chiovaro, anche a Carlo Castagna, Francesco Picone (al quale è stata riconosciuta la continuazione con precedenti condanne e che complessivamente dovrà scontare 21 anni e 8 mesi), Vincenzo Tumminia, Felisiano Tognetti, Giuseppe Sammaritano e Santino Chiovaro (difesi entrambi dall’ avvocato Giovanni Castronovo), Gaspare Bonura, Gaetano e Tommaso Castagna, Marcello Argento, Saverio D’ Amico, Giuseppe Di Benedetto, Girolamo Albanese, Santo Pitarresi e Giuseppe Bonura.
Per tutti gli altri è stata invece confermata la sentenza di primo grado: Tommaso Tognetti (14 anni), Gaetano Maranzano (12 anni), Salvatore Seidita (12 anni), Renzo Lo Nigro, che secondo la Procura avrebbe preso il posto di Chiovaro alla guida del clan (10 anni e mezzo), Giovanni Matina (10 anni), Domenico Spica, Umberto Maltese, Giovanni Guddo e Giacomo Nicolò Sciarratta (tutti condannati a 8 anni e mezzo ciascuno), Cosimo Michele Sciarabba, Antonino Bonura e Giuseppe Antonio Enea (8 anni a testa), Vincenzo Acone, Giuseppe Mirabella, Vincenzo Landolina (due anni ciascuno), Umberto Sammaritano, Vincenzo Toscano, Alessandro Guffo, Giacomo Abbate e Salvatore D’ Amico (un anno e 8 mesi ognuno).
La Corte d’ Appello ieri ha anche confermato i risarcimenti concessi alle parti civili, tra le quali, oltre ad alcuni imprenditori taglieggiati, figuravano tra gli altri anche il Comune, «Addiopizzo», «Libero Futuro» e il Centro Pio La Torre.
Queste le condanne inflitte: Gaetano Maranzano 12 anni (confermata la condanna di primo grado); Gaspare Bonura 9 anni e 2 mesi (10 anni e due mesi in primo grado); Domenico Spica 8 anni e sei mesi (confermata la condanna di primo grado); Vincenzo Tumminia 11 anni (12 anni in primo grado); Gaetano Cstagna 8 anni e 8 mesi (10 anni in primo grado); Umberto Maltese 8 anni e sei nesi (confermata la condanna di primo grado); Fabio Chiovaro 14 anni e sei mesi (16 anni e sei mesi in primo grado); Salvatore Seidita 12 anni (confermata la condanna di primo grado); Tommaso Castagna 8 anni e 8 mesi (10 anni in primo grado); Giovanni Guddo 8 anni e 6 mesi (confermata la condanna di primo grado); Tommaso Tognetti 14 anni (confermata condanna di primo grado); Felisiano Tognetti 10 anni (12 anni in primo grado); Marcello Argento 9 anni (10 anni in primo grado); Giacomo Nicolò Sciarratta 8 anni e 6 mesi (confermata condanna di primo grado); Carlo Castagna 12 anni e 8 mesi (14 anni in appello); Renzo Lo Nigro 10 anni e sei mesi (confermata la condanna di primo grado); Santino Chiovaro 8 anni e 4 mesi (10 anni in primo grado); Saverio D’Amico 6 anni e 6 mesi (8 anni e 4 mesi in primo grado); Francesco Picone 9 anni e 8 mesi (12 anni in primo grado); Giuseppe Sammaritano 8 anni e 10 mesi (10 anni e 6 mesi in primo grado); Giovanni Matina 10 anni (confermata la condanna di primo grado); Cosimo Michele Sciarabba 8 anni (confermata la condanna di primo grado).
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