“L’Ars non riesce ad approvare la finanziaria e il Pd abbandona al suo destino il governatore Crocetta. Il testo non ha ottenuto neppure il via libera dalla commissione Bilancio. Un fatto è evidente: il governo regionale è allo sbando. Lo stato di salute deficitario dell’esecutivo si coglie chiaramente nelle parole dell’onorevole Giuseppe Lupo, vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana, che invoca un ‘patto di fine legislatura nell’interesse della Sicilia’. Ma la richiesta d’aiuto di Lupo arriva fuori tempo massimo e certifica una situazione di assoluta chiarezza: la maggioranza che sostiene il presidente Crocetta non esiste più. Dunque, il popolo siciliano si trova al cospetto del fallimento di un’intera classe dirigente”.
La sintesi della situazione che si è respirata a lungo nel Parlamento regionale la traccia per bene il senatore segretario Giovanni Mauro (Gal). Un intervento, il suo, più lucido di quello di molti deputati che al disastro in corso stanno partecipando senza rendersi conto della situazione. Continuano, comunque,. a mancare le risorse per pareggiare il bilancio
In un clima di ‘liberi tutti’ ieri la Commissione ha approvato una serie di norme trasversali certamente non gradite al governo Crocetta ma poi, alle tre del mattino, il documento è stato approvato. Alla fine a votare sono stati in nove, sei i deputati assenti nelle fila della maggioranza, andata in frantumi: i documenti finanziari e il collegato sono passati con 5 voti a favore, 2 contrari e 2 astenuti. Fondamentali le opposizioni, la presenza fino al voto finale dei 2 componenti dei 5stelle ha consentito il mantenimento del numero legale. Non solo: determinanti i voti a favore del presidente della commissione, Vincenzo Vinciullo (Ncd), e il deputato del Psi Giovanni Di Giacinto, che pur non condividendo l’impostazione della manovra data dal governo, hanno deciso di votarla per evitare il tracollo. A favore i tre deputati del Pd presenti: Giuseppe Lupo, Nello Dipasquale e Giovanni Panepinto.
Ma le norme cassate ormai non c’erano piàù anche se in aula tutto potrebbe cambiare.
Addio a Riscossione Sicilia. Con un emendamento a firma Marco Falcone viene cancellata l’agenzia regionale di Riscossione guidata da Antonio Fiumefreddo. Il carrozzone mangiasoldi e utilizzato come strumento di polemica piuttosto che di riscossione viene cassato risparmiando in media 8 milioni di euro l’anno e la riscossione affidata ad una convenzione con Equitalia.
Stop ai pedaggi sulle autostrade siciliane. La Commissione dice no anche alla fusione fra Cas e Anas per dar vita ad una nuova partecipata che gestisca tutte le strade siciliane allo scopo di mettere pedaggi ovunque.
Addio anche all’Aran, cancellata l’Agenzia negoziale ovvero quella che si occupa delle trattative con i sindacati dei dipendenti regionali. Se ne occuperà direttamente il Dipartimento del personale e della Funzione pubblica ma nel frattempo passa la norma per le promozione di 450 dirigenti regionali additata come norma elettorale da alcuni ma considerata una discriminazione dal sindacato dei dirigenti che considera discriminati altri 800 dirigenti regionali non graditi al governo.
L’unica cosa che passa, fra le proposte governative è il fondo per la disabilità. “Abbiamo affrontato la discussione sulle norme riguardanti l’assistenza ai disabili inserite in finanziaria in maniera costruttiva – dicono Nello Dipasquale, il presidente del gruppo parlamentare PD Alice Anselmo ed i componenti PD della Commissione Mario Alloro, Giuseppe Lupo e Giovanni Panepinto – con la consapevolezza che un argomento tanto delicato non può in alcun modo essere oggetto di scontri politici di alcun genere”.
“Il voto favorevole della commissione bilancio – sottolineano – consegna alla valutazione dell’aula norme di grande impatto sociale che potranno dare risposte ai bisogni dei disabili gravi siciliani per troppo tempo dimenticati con un’ipotesi di spesa di oltre due miliardi destinati a rendere migliore la vita dei disabili gravissimi e delle rispettive famiglie”.
Ma nel complesso c’è davvero poco da festeggiare visto che il governo è dovuto correre ai ripari con un maxi emendamento pasticciato.
“Da una prima lettura del maxi emendamento alla finanziaria siciliana e del collegato – aveva commentato a caldo il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone -, sembra veramente difficile ipotizzare un percorso che conduca all’approvazione del testo entro il 30 aprile. Nelle 110 pagine di emendamenti sono contenute oltre 120 norme relative a settori molteplici, che vanno dalla pianificazione urbanistica all’organizzazione della pubblica amministrazione, all’estensione dei trattamenti pensionistici, solo per fare alcuni esempi. Mi pare proprio che la maggioranza, anche questa volta, abbia scelto di mettere il bastone tra le ruote al governo regionale, impantanando l’Aula”.
In extremis, poi, passa un debito fuori bilancio per pagare gli arretrati agli Asu, i precari rimasti fuori da tutto fino ad oggi dopo che l’emendamento che li riguarda era stato accantonato. E alle 3 del mattino l’approvazione finale in Commissione
E comincia il conto alla rovescia: 24 giorni al disastro. Il 30 aprile, però, stavolta non è prorogabile e senza Finanziaria si andrebbe tutti a casa con sei mesi di anticipo. Politicamente si tratterebbe del primo governo della storia a subire l’onta dello scioglimento per ‘incapacità’ ma elettoralmente da un lato nella maggioranza avrebbero tutti le man i libere dall’altro dovrebbero spiegare ai siciliani il disatro
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