Meglio dei politici ci sono i dirigenti e i funzionari. È questo, in sostanza, il pensiero di Vito Nicastri, il re dell’eolico, arrestato nelle scorse settimane nell’ambito dell’inchiesta per  corruzione e fittizia intestazione di beni. Uno scandalo che ha scosso i palazzi della Regione siciliana.

I politici? Vanno tenuti buoni perché possono servire ma “un assessore dura sei mesi, un anno, dall’oggi al domani cambia; e in questo caso come si fa?”. Si punta allora ai dirigenti e ai funzionari che, in ogni caso, ci sono sempre, non cambiano. “Sono i dirigenti, che restano e sono punti di riferimento precisi, costanti, per noi operatori del settore”, ha detto Nicastri nel corso della sua deposizione davanti al procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e al sostituto Gianluca De Leo.

L’imprenditore alcamese, come riporta il Giornale di Sicilia, è per questo che, con riferimento ad esempio alle autorizzazioni uniche per gli impianti eolici e di biometano, avrebbe preferito pagare Alberto Tinnirello e Giacomo Causarano, dirigente e dipendente del Servizio III del dipartimento Energia.

Ma nonostante il pensiero di Nicastri, sarebbero tanti i politici finiti nella lista della Procura anche se è da vedere se e come sia possibile configurare la corruzione o altri reati. A collaborare con i Pm c’è anche il figlio di Nicastri, Manlio. Secondo l’accusa sarebbe stato lui a fare la spola dagli uffici degli assessorati e si muoveva con i soci di fatto, Paolo e Francesco Arata, anche loro padre e figlio.

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