Soprannominato il re dell'eolico per i suoi investimenti nelle energie rinnovabili, Nicastri era stato condannato dal Gup, in abbreviato, a 9 anni di carcere al termine di una inchiesta coordinata dal pm della Dda Gianluca De Leo.
Il presidente dell'Ars smentisce di aver mai favorito gli affari siciliani del consulente della Lega Paolo Arata, nega di aver mai saputo dei suoi legami con l'imprenditore Vito Nicastri.
La Corte d'appello di Palermo, riformando la sentenza di primo grado, lo ha assolto dal reato per cui il Tribunale gli aveva comminato nove anni e ha confermato la condanna per intestazione fittizia di beni, irrogando all'imprenditore una pena di 4 anni.
L'interrogatorio di Pierobon è stato depositato oggi agli atti del fascicolo dell'indagine che ha portato, all'arresto, oltre che di Arata e del figlio, anche di Vito Nicastri, che ha poi patteggiato una condanna a due anni e 6 mesi per corruzione.
I pm, coordinati dall'aggiunto Paolo Guido, stanno tentando di capire se ci siano state pressioni a vari livelli finalizzate ad avvantaggiare imprese legate ad ambienti politici regionali e se in questo intreccio di affari e politica siano coinvolti burocrati regionali.
Rigettata anche la richiesta di patteggiamento a un anno e 10 mesi fatta dal figlio di Nicastri, Manlio, come il padre accusato di intestazione fittizia e corruzione.
Vito Nicastri, in particolare, avrebbe versato tangenti per ottenere in tempi più veloci le autorizzazione necessarie alla costruzione degli impianti di biometano di Calatafimi e Francofonte.
di
Redazione
al centro delle indagini una presunta tangente da 30mila euro
I due Nicastri sono chiamati a confermare quanto a loro conoscenza in merito al presunto piano di Arata di corrompere l'ex sottosegretario della Lega con 30mila euro per ottenere in cambio emendamenti a favore delle sue aziende nel settore dell'eolico delle quali Nicastri sarebbe stato socio.
La conferma della collaborazione dei Nicastri emerge a margine della deposizione degli atti in vista di un incidente probatorio di giovedì che riguarda l'ex sottosegretario Siri. Fra gli atti anche lì'intercettazione in cui arata parla della mazzetta proprio a Siri
Arrestati il 13 giugno scorso, coinvolti nell'inchiesta sul "re" dell'eolico Vito Nicastri. Con Nicastri era stato arrestato anche il figlio Manlio mentre era finito ai domiciliari Alberto Tinnirello, dirigente di un settore dell'assessorato regionale all'Energia.
Vincenzo Palizzolo, capo di Gabinetto dell’assessorato regionale al Territorio era stato raggiunto da un avviso di garanzia nel giorno dell'arresto di Francesco Paolo Arata
di
Manlio Viola
il nome del presidente dell'ars emerge dalle indagini
"La conoscenza con Paolo Arata avviene anni fa tramite un collega deputato della Camera tra il '93 e il '96. Poi mi viene chiesto da Alberto Dell'Utri se poteva dare il mio numero ad Arata, io ho acconsentito, mi ha chiamato, ci siamo sentiti" ha precisato Miccichè.
colpo di scena nella vicenda delle mazzette all'assessorato all'energia. l'imprenditore ritenuto vicino al clan di Messina denaro ha deciso di collaborare
Pierobon non risulta indagato ma da una intercettazione del 25 giugno dell'anno scorso, si evince come l'assessore abbia telefonato ad Arata per rassicurarlo circa il buon esito di una pratica che stava molto a cuore a quest'ultimo, ovvero un impianto di biogas a Francofonte.