Una Cosa nostra palermitana in grande evoluzione, in fase di riorganizzazione ma anche e sempre più “multipolare”che mal vive i vertici decisionali affidati alle famiglie del Corleonese che, nel passato sopratutto, sono stati garanzia e collante per l’organizzazione.

Questa è la ‘fotografia’, sulla mafia nel capoluogo, realizzata dalla Dia con riferimento al primo semestre del 2016. Insomma una organizzazione meno piramidale di sicuro, rispetto al passato, che vanta sempre un gran peso affidato agli anziani ma che è sempre più frammentata ed alla ricerca di maggiori spazi di autonomia.

Il report della Direzione Distrettuale Antimafia descrive “un’organizzazione multipolare con più centri di comando ed uno scenario eterogeneo, in cui si rilevano sconfinamenti, indebite ingerenze, interconnessioni operative, candidature autoreferenziali e, sempre più, la tendenza di famiglie e mandamenti a riservarsi maggiori spazi di autonomia. Ciò ha comportato per l’organizzazione criminale una ulteriore rimodulazione dei mandamenti (complessivamente 15, di cui 8 in città e 7 in provincia) e delle famiglie (80, di cui 32 in città e 48 in provincia)”.

Insomma meno leadership e più autonomia come per esempio nei casi dei mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico, già aggregati a quello di Camporeale che sono tornati ad operare autonomamente. Guardando Palermo città si registra come l’antico mandamento Santa Maria di Gesù ha preso la nuova denominazione di Villagrazia- Santa Maria di Gesù a seguito del ruolo di supremazia assunto dalla famiglia Villagrazia.

La forza dell’organizzazione, stando all’analisi fatta dalla Dia, si continua ad esercitare attraverso i canali più classici, ovvero forme di coercizione e capacità sempre più forte di fare impresa e abilità a penetrare negli ambienti politico amministrativi.