Sfuma l’accordo fra Pd e Forza Italia sulla riforma elettorale degli enti locali e ricominciano le schermaglie fra maggioranza e opposizione.

Il coordinatore regionale di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, ha già trovato un nome alla riforma: “Trinacrium”, visto che il Pd non ha mai nascosto di volere mutuare su scala locale quanto prevede l’Italicum.

La soglia del 40% è un’idiozia o forse è una furbata, non lo so – dice Micciché -; quello che so è che in un sistema terzopolista non serve a nulla. Il tutto in barba ai siciliani, le cui città rischieranno di non essere più guidate dai sindaci che veramente vogliono, ma da quelli agevolati da un sistema elettorale ormai superato e, che proprio per questo, andrebbe radicalmente modificato”.

Secondo il coordinatore di Fi “l’Ars ha partorito il topolino ed è un’occasione perduta”, ma a Miccichè non va giù soprattutto “la mancata l’eliminazione dei ballottaggi (che tra l’altro avrebbe anche fatto risparmiare tanti soldi), ma purtroppo la miopia del Pd, che si è dovuto piegare alle logiche romane, unitamente alle furberie dei grillini, ha buttato tutto all’aria”.

Secondo quanto prevede l’articolo 2 del ddl che si sta votando all’Ars nei comuni siciliani per vincere le elezioni amministrative basterà il 40 per cento più uno dei voti validi al primo turno.

L’articolo è passato grazie ai soli voti della maggioranza: Pd, Sicilia Futura, Ncd, Udc, Socialisti e Sicilia Democratica. Contrari gli esponenti di Forza Italia che fino all’ultimo avevano immaginato di trovare una sintesi con i democratici abbassando la soglia al 38 per cento.

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