Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, ha ricevuto in visita ufficiale a Palazzo dei Normanni l’ambasciatore di Spagna S.E. Jesùs Gracia, accompagnato dal console onorario Ignazio Caramanna.
L’incontro è stato l’occasione per affrontare il nodo dell’indipendenza della Catalogna e le analogie con le spinte autonomistiche della Sicilia. L’ambasciatore ha spiegato che in Spagna la situazione non è facile da quando fu indetto il referendum per l’indipendenza della Catalogna, dichiarato illegale dalla Corte Costituzionale.
“In un momento in cui le istituzioni europee sono deboli – ha detto Gracia – la situazione catalana e le richieste indipendentiste indeboliscono economicamente la Spagna”.
Il presidente Miccichè ha invitato il re Felipe VI a Palazzo dei Normanni: “Anni fa ho conosciuto il padre, re Juan Carlos e adesso mi farebbe molto piacere incontrare Felipe: a Palermo ritroverebbe le sue radici”, ha detto.
Un’occasione, l’incontro di oggi, per ricordare il forte e antico legame storico che unisce la Sicilia e la Spagna. Miccichè ha posto l’attenzione sul periodo in cui la Sicilia, nei primi decenni del XVI secolo, entrò a far parte dei possedimenti dei sovrani spagnoli.
“Il Palazzo Reale di Palermo rappresenta una straordinaria sintesi di culture arabo, greco-bizantina e normanna e un raro esempio di convivenza. Durante la dominazione spagnola – ha spiegato il presidente dell’Ars, accompagnando l’ambasciatore Gracia nella sala dove sono esposti i ritratti di 21 viceré – il governo dell’Isola era gestito da un viceré, una sorta di governatore, scelto fra personalità di rilievo della nobiltà, che, esercitando poteri amplissimi in nome e per conto del re, abitava proprio in questo Palazzo insieme con la sua corte”. “Ma è con i Borbone – ha concluso il presidente – che il Palazzo Reale si è trasformato ancora, tanto che nel 1798 la corte borbonica, trasferitasi qui a causa dell’occupazione francese di Napoli, fa modificare numerosi ambienti per adattarli alle nuove esigenze”.
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