La regolarizzazione dei lavoratori stranieri impegnati nelle campagne siciliane è oggi una necessità ineludibile.
Portare alla luce il lavoro nero, oltre che un obbligo morale e di legalità, è anche fondamentale per evitare che lo sfruttamento, che persiste, e le conseguenti precarie condizioni abitative e di lavoro determinino il rischio di contagio e di diffusione dell’epidemia”: lo affermano in una nota congiunta i segretari generali della Cgil e della Flai siciliane, Alfio Mannino e Tonino Russo.

I due esponenti sindacali vedono “strumentalità in alcune proposte circolate in questi giorni. Si guardi la realtà – dicono- per rendersi conto della rilevanza del lavoro dei migranti nelle campagne e che ci sono situazioni da porre all’attenzione, figlie dello sfruttamento, come, in Sicilia, quelle delle tendopoli di Cassibile e Castelvetrano, dove le precarie condizioni abitative di chi essendo irregolare non può trovare una casa in affitto e vivere in condizioni decenti rischiano di alimentare focolai di contagio da Coronavirus”.

Mannino e Russo sottolineano che “bisogna mettere in sicurezza questi lavoratori, che assicurano il cibo sulle nostre tavole, sottraendoli a fenomeno di sfruttamento e caporalato”.

“La questione è sempre la stessa- sottolineano- e se fosse stata affrontata prima oggi avremmo un problema in meno: favorire l’incontro legale tra domanda e offerta nell’ambito delle previsioni della legge 199/2016, con l’istituzione delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità”.

Mannino e Russo rilevano che “oggi al problema della legalità, della lotta allo sfruttamento e della qualità del lavoro si aggiunge il problema della sicurezza sanitaria che va garantita a tutti coloro che lavorano nelle nostre campagne, anche a chi lavora in nero, schiera rappresentata con numeri importanti da lavoratori migranti, ma non solo”.

Cgil e Flai chiedono la “convocazione urgente di un tavolo regionale sul lavoro agricolo e contro lo sfruttamento”.