Michele Sciarabba controllava soprattutto l’ambito che gli più era vicino, quello del “caro estinto”. All’ospedale Civico e al policlinico di Palermo non voleva mosca che il boss di Misilmeri non sapesse: dal trasporto malati al servizio funebri era solo cosa sua, o per meglio dire cosa nostra. Loschi affari che sono stati ricostruiti nell’ambito dell’operazione antimafia “Fenice” scattata all’alba di oggi. Carabinieri della compagnia di Misilmeri e del nucleo investigativo del reparto operativo di Palermo hanno arrestato questa notte sei persone, tra cui per l’appunto Sciarabba, accusate di essere i capi e i gregari della famiglia mafiosa di Misilmeri, in esecuzione dell’ordinanza cautelare in carcere firmata dal gip su richiesta dei magistrati della Dda di Palermo coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

Con chi erano gli affari

Sciarabba, 43 anni di Misilmeri, è accusato di aver ricostruito il mandamento mafioso di Misilmeri dopo aver scontato 7 anni per associazione mafiosa. In particolare il monopolio del “caro estinto” lo aveva messo in piedi con la collaborazione di altri due degli indagati di questa operazione, Alessandro Ravesi, Palermitano di 45 anni, e Giusto Giordano, 55 anni di Misilmeri. Secondo la Procura il boss si è inserito insieme alla famiglia mafiosa dei D’Ambrogio nella gestione illecita dell’attività di trasporto di malati e di servizi funebri, intervenendo in alcuni casi anche direttamente nelle richieste di denaro a titolo estorsivo.

La spartizione alle agenzie funebri

Sciarabba sarebbe stato, sulla base delle intercettazioni, una sorta di mediatore e coordinatore nelle attività di trasporto di malati e di servizi funebri svolte nella città di Palermo ed in particolare nell’ambito dell’ospedale Civico e del Policlinico universitario. Intercettato con due soggetti, padre e figlio titolari di un’agenzia funebre, è emersa la “modalità di spartizione delle strutture sanitarie tra le varie agenzie in una ottica di esclusività e monopolio”.

La segnalazione degli “intrusi”

In una delle intercettazioni emerge come un soggetto si rivolga proprio a Sciarabba per segnalargli “un nuovo servizio ambulanze” ovviamente poco gradito: “Ultimamente li ho incontrati qua, due li conosco, e gli dico ragazzi, io vi do tutto il bene possibile e immaginabile, però ricordatevi che io lavoro in clinica Noto, in clinica Zancla etc etc…”. Nel corso della conversazione emergeva come l’ingresso di una nuova azienda di trasporti sanitari, facente capo a personaggi che ricadono nella sfera di protezione della famiglia mafiosa di Altarello, avesse generato malessere in questi due titolari dell’agenzia funebre vicini a Sciarabba.

La richiesta di intervento

Nell’intercettazione è esplicita la richiesta di intervento del boss da parte dell’agenzia funebre: “Io gli ho detto (riferendosi a questo nuovo servizio ambulanze) che è giusto che ci dobbiamo buscare il pane, ma ci dobbiamo buscare il pane dove mi busco il pane io che sono 30 anni che ci butto il sangue, no perché, di qua di là, ho detto va, lui era un poco aggressivo e io sono stato un poco più aggressivo…”.

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