“Sono ormai due anni, che circa novanta famiglie in varie parti nella città di Palermo, hanno presentato istanze tendenti ad ottenere la iscrizione o la variazione anagrafica, essendo questa un presupposto essenziale per ottenere dei diritti fondamentali, fra l’altro garantiti dalla costituzione italiana, come il diritto al voto, ma anche il diritto alla salute ed all’istruzione.

Ciononostante, a nulla sono valse le ripetute sollecitazioni delle famiglie e del Sunia di Palermo (sindacato degli inquilini) che li ha assistiti, il mancato accoglimento di tali istanze, ha comportato per tantissime famiglie la perdita di aiuti economici (reddito di cittadinanza, aiuti alimentari covid etc), aggravando ulteriormente la precaria condizione da loro vissuta”.

Il sindacato denuncia che “la stessa sorte è toccata anche alle oltre mille e duecento istanze di sanatoria delle occupazioni abusive, allora sollecitata al governo regionale da parte della stessa giunta Orlando, ad oggi sono state esaminate od evase solamente quelle presentate nel 2018, anche in questa occasione, l’iter burocratico sta causando un doppio danno sia erariale rispetto alle possibili risorse economiche che vengono a mancare alle casse comunali, ma anche ai cittadini, che non riescono ad ottenere una serenità nei rapporti con l’amministrazione pubblica”.

Il sindacato “sollecita l’amministrazione comunale, nella persona del primo cittadino, ad un immediato intervento a garanzia dei diritti di queste famiglie, onde evitare a tutti storture legali”.

La scorsa settimana, ancora il Sunia Palermo, ha commentato criticamente la notizia inerente l’approvazione, da parte del consiglio comunale, su proposta del Comune di Palermo, di modifiche al regolamento per gli interventi abitativi.
Nell’occasione, ha scritto il Sunia in una nota: “Riteniamo che questa approvazione segni un passaggio importante nell’approccio al tema del disagio sociale ed abitativo, ma segna uno strappo alle più elementari regole di dialogo, confronto e rispetto delle funzioni e del ruolo che hanno le organizzazioni del terzo settore, ed i sindacati della casa che non sono stati coinvolti nel confronto prima della suddetta approvazione.
Nel merito, riteniamo che il tema del disagio abitativo debba essere trattato complessivamente e nelle svariate sfaccettature, a partire dal censimento del patrimonio pubblico, disponibile e non, delle esigenze abitative diffuse in città, e mettere insieme le varie risorse economiche disponibili e possibili.
Tuttavia, – conclude la nota – l’accorpamento degli alloggi ERP, a quelli confiscati alla Mafia, rischia di compromettere la possibilità di avere un alloggio, a chi soffre una particolare difficoltà economica e sociale e a chi vive una particolare disagio, ormai cronicizzato nella città, dal momento che le graduatorie per gli alloggi popolari non state aggiornati dal 2003, e considerando il numero esiguo di case disponibili od assegnate negli ultimi anni”.

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