“Cogliere l’occasione data dal Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare , che stanzia 853,81 milioni di euro per riqualificare e incrementare il patrimonio residenziale sociale e presentare al più presto le proposte ora che il ministero della infrastrutture ha pubblicato il decreto sulle procedure e al contempo provvedere al coordinamento dei fondi disponibili, dei progetti in via di attuazione e di quelli da realizzare”. E’ quello chiedono la Cgil e il
Sunia siciliani al governo regionale”.
“Sono tante – scrivono in una nota i segretari generali Alfio Mannino e Giusy Milazzo – le proposte che intendiamo fare: per questo chiediamo che si apra immediatamente un confronto con il coinvolgimento anche del sindacato degli edili . In
Sicilia il bisogno abitativo è tale – aggiungono- che non ci si può permettere di sprecare questa opportunità”.
Cgil e Sunia rilevano che i tempi di presentazione delle proposte sono brevi e i finanziamenti spalmati in più di un decennio sino al 2033 sostenendo che “a questi fondi potrebbero aggiungersi le risorse del Recovery fund”.
Cgil e Sunia sottolineano la “necessità che le città siano ripensate anche alla luce delle indicazioni che stanno emergendo in questi mesi difficili di pandemia. Occorre ampliare il patrimonio abitativo sociale nell’ambito di processi di rigenerazione urbana che abbiano l’obiettivo di rendere le città vivibili e accoglienti anche per chi è in condizioni di disagio- aggiungono e considerato anche che il patrimonio pubblico e privato dismesso nei centri urbani ha dimensioni molto ampie, appare ovvio – dicono- che non ci possiamo permettere di sprecare questa nuova opportunità”.
Sia la Regione che i Comuni con più di 60 mila abitanti possono presentare 3 progetti ciascuno_ e secondo Cgil e Sunia
“senza un preciso e attento coordinamento i rischi sono anche quelli di inutili sovrapposizioni”.
Da anni il Sunia e Cgil propongono che nelle grandi città si intervenga sugli immobili pubblici dismessi- “Pensiamo a
Catania agli edifici degli ex ospedali ubicati nel centro storico una parte dei quali ben si presta ad assolvere funzioni abitative. A Palermo i fondi – concludono Mannino e Milazzo- potrebbero in parte essere utilizzati per l’autoriqualificazione di locali del’ex ONPI in cui abitano decine di famiglie”.
Commenta con Facebook