Salvatore Riina “non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori in altro reparto ospedaliero ossia nel luogo in cui ha chiesto di fruire della detenzione domiciliare”. Lo scrivono i giudici del tribunale di Sorveglianza di Bologna, concludendo il ragionamento sulle condizioni di salute del boss di Cosa Nostra, nell’ordinanza con cui rigettano le istanze di differimento della pena. Per i giudici è “palese”, a Parma, “l’assoluta tutela del diritto alla salute sia fisica che psichica del detenuto”. 

E questo, osservano i giudici (relatore Manuela Mirandola, presidente Antonietta Fiorillo), “a fronte di idonea sistemazione, da oltre un anno e mezzo, nel reparto detentivo ospedaliero ossia in stanza dotata di tutti i presidi medici e assistenziali necessari alla cura di una persona anziana”, affetta da varie patologie.  Riina “viene assistito giornalmente da un fisioterapista” e “dispone quotidianamente, senza necessità di spostamento alcuno, di un importante intervento assistenziale espressamente finalizzato al mantenimento della residua funzionalità muscolare”.