I porti come infrastruttura strategica, cederli sarebbe un grave errore geopolitico ma la gestione esclusivamente pubblica non va bene nemmeno. A dirlo è il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani che di fatto si schiera così nel dibattito in corso nel Paese. Lo fa con un lungo post sulla sua pagina Facebook spiegando i motivi della sua opinione

“Le ultime settimane in Italia sono state caratterizzate da un dibattito sul futuro dei porti, che costituiscono uno degli asset infrastrutturali più rilevanti del nostro Paese. Da Presidente della più grande isola del Mediterraneo, ritengo che un tema così importante vada affrontato con profonda capacità di analisi e inquadrato in un contesto geopolitico che superi i confini nazionali, in ragione della centralità che il sistema portuale riveste nella nostra economia”.

L’errore greco da non ripetere in Italia

“Se si guarda all’Europa circa la privatizzazione delle infrastrutture strategiche, il precedente greco, ci dimostra che, la decisione della Troika di cedere la proprietà del principale porto nazionale, il Pireo, ai cinesi di Cosco, quale contropartita per sostenere, con prestiti onerosi, la crisi di credibilità del debito sovrano ellenico, ha rappresentato per la Grecia e per la stessa Europa un grave errore grammaticale di geopolitica. Onestamente, credo che nessuno in Italia abbia intenzione di cedere la proprietà dei principali porti al mercato, con il rischio, non remoto, di trovarsi qualche altro Stato sovrano, magari disallineato rispetto alle strategie nazionali, al comando delle infrastrutture marittime del paese”.

Porti asse strategico per il Paese

Se a ciò aggiungiamo che l’Italia non detiene materie prime ma ne importa il 90% attraverso i porti, le trasforma nella seconda industria manifatturiera d’Europa, e le esporta, sempre attraverso i nostri scali, si comprende bene che privatizzare un porto significherebbe far entrare singole realtà private nella filiera industriale del paese, con tutte le derive del caso”.

Cessione porti strada non consigliabile

“Se la cessione della proprietà dei porti sembra dunque una strada non consigliabile dal punto di vista della tutela dell’interesse pubblico, resta però aperta, la necessità di avviare una discussione su come rilanciare gli scali marittimi italiani. A partire dalla questione della privatizzazione della forma giuridica delle autorità di sistema portuale. A mio avviso, un assetto esclusivamente pubblicistico della governance nei porti rallenta non solo la gestione ordinaria ma anche le scelte e la operatività degli investimenti infrastrutturali. L’esperienza italiana dimostra che incardinare nel codice civile le aziende pubbliche migliora la performance, come nei casi di Poste e Ferrovie italiane, che hanno migliorato sia i bilanci sia il loro posizionamento strategico sul mercato”.

Sì alla trasformazione in SpA delle Autorità portuali

“Anche per questa ragione la trasformazione delle autorità di sistema portuale in S.p.A, secondo me, consentirebbe agli scali portuali nazionali di competere meglio su scala internazionale, superando un sistema di regole pubblicistiche che oggi frena ogni sviluppo. I tempi cambiano, e richiedono architetture istituzionali differenti. Le sfide strategiche stanno mutando velocemente, ed occorre attrezzarsi per una profonda trasformazione dei modelli di gestione delle infrastrutture del paese”.

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